Alex Zanardi è sedato, ventilato meccanicamente, con il cervello «addormentato», cioè a riposo, per farlo recuperare. Ma il momento più delicato deve ancora arrivare. É quello del risveglio. Che potrebbe non arrivare mai. Lo spiega Francesco Di Meco, direttore del Dipartimento di neurochirurgia dell'ospedale Carlo Besta di Milano nonché Ordinario di neurochirurgia all'università Statale di Milano.
I medici sono cauti ma sembrano ottimisti. Alex ce la farà?
«Ce lo auguriamo tutti, ovviamente. Ma dipende da che tipo di danno cerebrale ha subìto».
Parlano di due ossa fratturate con affondamento e fracasso facciale.
«Di fracassi facciali ne non visti diversi nella mia carriera, ma si va dal trauma lieve a quello molto complesso che richiede interventi di chirurgia ricostruttivi».
Però c'è anche danno cerebrale.
«E qui non c'è limite alla sua entità».
Anche i medici sostengono che ancora non si possono valutare i danni. Come mai?
«Mentre tac o risonanza riescono a far emergere un focolaio emorragico, gli esami diagnostici più sofisticati non sempre riescono a rilevare i cosiddetti microdanni».
Che cosa possono provocare?
«Nel cervello ci sono diversi moduli di elasticità dei tessuti. L'impatto potrebbe aver provocato danni ai vari livelli fino a coinvolgere il tronco encefalico».
Che cosa può succedere?
«Si verificano le conseguenze più gravi, che provocano le alterazioni dello stato di coscienza e nella peggiore delle ipotesi causano il coma. É qui che bisogna focalizzare l'attenzione. Il viso può essere ricostruito, ma certe parti profonde del cervello non si possono toccare, nessun chirurgo può intervenire».
Ora Alex ha il cervello «addormentato» dicono i medici.
«Certo, è quello che si deve fare. Il cervello va messo a riposo per dargli il tempo di riprendersi dall'insulto. E quanto succede dopo, purtroppo, è molto variabile: se il trauma non è stato così importante si può anche risolvere, ma possono passare anche settimane».
Ma qual è il momento in cui si capisce quanto è grave?
«É l'evoluzione clinica che stabilisce la gravità del trauma. Si capirà quando proveranno ad alleggerirlo dai farmaci che attualmente lo tengono addormentato: se tende a risvegliarsi autonomamente significa che migliora».
Se non si risveglia?
«Potrebbe essersi prodotto un danno molto importante e potenzialmente permanente nelle parti più profonde del tronco encefalico».
Ma il fatto che sia rimasto in vita ormai da giorni, non significa nulla?
«Il cuore può reggere per anni e lui potrebbe non raggiungere mai più lo stato di coscienza. Ma stiamo parlando di ipotesi estreme».
In sede di intervento d'urgenza si poteva fare di più?
«Assolutamente no. Il chirurgo, in una situazione del genere, fa quello che può. Cerca di risolvere il problema focale, nel punto dell'impatto, effettua un'azione di pulizia dell'area contusa, oltre quello non può andare. Nella profondità del cervello non si può fare nulla. Noi non possiamo accedere. Bisogna solo incrociare le dita».
Ci sono analogie tra l'incidente di Zanardi e quello di Michael Schumacker?
«Su Zanardi bisogna aspettare il risveglio.
Per il pilota di Formula 1, la caduta, al di là del punto d'impatto, ha danneggiato tutto il cervello. E quando l'impatto è molto forte si crea una sorta di slaminamento di varie zone che si ripercuote nella parte più profonda, cioè nel tronco. Che poi provoca degli stati di coma persistenti».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.