"Voti offerti a Tremonti". Esplode il caso Fraccaro tra i grillini divisi in tre

L'ex ministro nel mirino per l'incontro con Salvini: "Clima velenoso, non voto Draghi"

"Voti offerti a Tremonti". Esplode il caso Fraccaro tra i grillini divisi in tre

Ogni giorno ha la sua pena. A tre giorni dall'inizio del voto sul Quirinale il M5s è scosso dal caso che coinvolge Riccardo Fraccaro. Deputato, sottosegretario a Palazzo Chigi nel secondo governo Conte, esponente storico del grillismo. Prima vicino a Luigi Di Maio, poi avvicinatosi a Giuseppe Conte nel vivo dell'esperienza giallorossa, ora considerato «autonomo». Fraccaro è accusato di aver incontrato in gran segreto Matteo Salvini lunedì scorso per garantirgli un pacchetto di grandi elettori sul nome di Giulio Tremonti. La miccia si accende in mattinata, quando da ambienti pentastellati trapela l'indiscrezione dell'apertura di un procedimento disciplinare contro il parlamentare trentino. Il caso Fraccaro è al centro di una riunione mattutina tra Conte e i cinque vicepresidenti, che optano per la linea dura. Solo nel pomeriggio fonti del M5s precisano che nei confronti del deputato «non è stata assunta alcuna sanzione disciplinare». «Qualsiasi sanzione non potrà che essere comminata all'esito di una puntuale istruttoria». Al momento siamo alle minacce. Solo che uno dei membri del collegio dei probiviri - l'organo interno che si occupa dei procedimenti disciplinari - è lo stesso Fraccaro, insieme all'ex consigliere regionale veneto Jacopo Berti e alla ministra Fabiana Dadone. Altro cortocircuito. Nei gruppi parlamentari scatta subito la caccia al colpevole dell'ennesima fuga di notizie. Fraccaro smentisce la promessa di voti da parte di due correnti del M5s per Tremonti. «In merito ad alcune ricostruzioni fantasiose, vorrei chiarire che non si è parlato né di numeri né di voti, ho solo consigliato a Salvini di aprire un dialogo con Conte». Smentisce anche Salvini: «Si è trattato di uno dei tanti incontri avuti con esponenti del M5s, Fraccaro poi mi ha consigliato di parlare della chiacchierata con Giuseppe Conte, come poi ho fatto». L'ex sottosegretario in serata parla di «clima velenoso» e aggiunge: «Non voterò mai Draghi al Quirinale».

Il caso Fraccaro deflagra in un Movimento impazzito. Per il Colle gli orientamenti sono tre. Molti parlamentari, tra cui gran parte dei senatori e il capogruppo alla Camera Davide Crippa, continuano a spingere per il bis di Sergio Mattarella. La considerano l'unica carta in grado di assicurare il congelamento dell'attuale quadro politico. Contestualmente crescono gli eletti che sono disposti a sostenere Draghi, ma con un patto che blindi la legislatura. Nell'ultima assemblea dei deputati sono arrivate aperture in tal senso da grillini storicamente vicini a Di Maio come il deputato Sergio Battelli e da altri che si sono riavvicinati al Ministro degli Esteri come Stefano Buffagni. Non esclude il sostegno all'ex Bce nemmeno il presidente della Camera Roberto Fico. L'ipotesi Draghi però è condizionata a una promessa di stabilità. «Io lo voterei ma devono venire Conte e Di Maio a illustrarci nei dettagli l'accordo per un nuovo governo», dice un deputato a proposito del passaggio del premier al Quirinale. Nel mezzo una quota rilevante di peones che resta tentata dal voto a Silvio Berlusconi. «Tanti preferiscono Berlusconi a Draghi», spiega un altro parlamentare stellato. In ambienti contiani impazza il toto-nomi. Si parla di candidature di bandiera come Liliana Segre, Andrea Riccardi, Paola Severino.

Mentre Conte è piuttosto freddo su Pier Ferdinando Casini. La sintesi ce la offre un'autorevole fonte vicina ai vertici M5s: «Qua il rischio è che ognuno si alzi e dica io voto per questo e non voto per quello, ormai tutti parlano per sé».

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