Gigi D'Alessio, viviamo nell'epoca delle cifre.
"La mia esperienza mi dice che se, nel nostro mestiere, pensiamo solo al mercato, vuol dire che non pensiamo più alla musica".
Si pensa più che altro agli "stream".
"Non è bello quello che stiamo costruendo visto che ci sono tanti giovani artisti in depressione per mille stream in meno. Ma il pop non può diventare una gara continua, non ha senso che succeda".
Eppure succede.
"I giovani hanno più paura di quanta ne avessimo noi alla loro età".
Perché?
"Loro ricevono tutto velocemente, noi ogni piccolo mattone ce lo siamo costruito passo dopo passo capendo quale sia il valore e il peso di delusioni e sacrifici".
A questo proposito Gigi D'Alessio è il manifesto di chi parte da zero, o persino sottozero, ma dopo decenni di carriera riesce a realizzare degli obiettivi che tanti altri se li scordano. Ad esempio, otto concerti già esauriti a giugno in Piazza del Plebiscito a Napoli, cinque concerti alla Reggia di Caserta a settembre, un tour estivo, un tour nei palasport in autunno e un nuovo disco che esce adesso con un titolo che poi spiegherà ma che sprizza vita da ogni lettera: Fra. «Ci sono nuovi brani e brani ormai diventati miei classici - dice - è un modo per dare qualcosa in più al mio pubblico, in attesa del prossimo disco».
Intanto parliamo di questo. C'è un brano che si intitola Nu dispietto e insieme alla sua c'è una voce femminile misteriosa. Di chi è?
"Inutile che me lo chieda, lo rivelerò soltanto durante il primo concerto in Piazza Plebiscito, il 7 giugno".
Tra gli altri ospiti ci sono Guè, Clementino e Geolier nella versione 2024 di Non mollare mai.
"Guè è una sorta di fratello e Clementino e Geolier sono simboli della canzone napoletana. Quando ho cantato per la prima volta a Sanremo, oltre vent'anni fa, volevano quasi censurare i versi in napoletano della mia canzone. Oggi il napoletano è una lingua che si canta in tutta Italia".
Magari è una moda passeggera.
"Non credo. Anzi, il suono del napoletano si accosta bene alle sonorità più moderne. Poi ha il dono della sintesi e in una sola frase si può racchiudere un mondo. Con il napoletano ti si apre il cuore in modo naturale, c'è voluto tempo per sdoganarlo ma ora credo che anche nel pop resterà per tanto tempo".
Per i prossimi due anni ci sarà Carlo Conti, dopo potrebbe toccare a lei presentare un Festival di Sanremo in salsa napoletana.
"Sanremo è tornato ad avere successo ed è visto dai giovani perché oggi ci trovi dai Ricchi e Poveri a Geolier".
Insomma lei ci tornerà?
"Resta la più grande e bella vetrina della musica italiana, ma adesso penso al disco e al tour che ne segue non solo in Italia ma pure in Europa. Poi io credo che uno vada al Festival se ha un progetto. Per ora non ci penso ma faccio un grande in bocca al lupo a Conti".
Si parla molto dell'intelligenza artificiale.
"Penso che l'intelligenza artificiale vada benissimo se viene usata per curare malattie o cose così decisive. Ma se ti mette in condizione di comporre una canzone in 15 secondi, allora vuol dire soltanto una cosa".
Quale?
"Vuol dire che abbiamo perso tutti".
In generale il quadro non è positivo. I giovani?
"Non sono per niente contento che stiano con i social in mano dal mattino alla sera. I nostri figli non si annoiano più, e questa è la paura più grande".
Allora perché ha intitolato questo disco proprio Fra?
"Beh, Fra è Francesco, l'ultimo dei miei sei figli.
E poi fra in napoletano equivale a bro come gli amici e le amiche che hanno cantato in questo disco, da Alessandra Amoroso a Elodie. Infine è fra un disco e l'altro, visto che è il primo tempo di un progetto che avrà un seguito".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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