Poste ai raggi x in cerca della lettera che esplode

Controlli a tappeto negli uffici postali milanesi di Roserio e Peschiera Borromeo e sistemi di sicurezza rafforzati in tutti i luoghi simbolo della gestione del credito, a partire dalle sedi delle principali banche sotto la Madonnina. Tra gli investigatori della Digos milanese c’è grande attesa e timore dopo i due pacchi esplosivi mandati dagli anarchici insurrezionalisti del Fai giovedì a Francoforte e venerdì a Roma. Nel volantino di rivendicazione della Federazione anarchica informale ritrovato nella sede di Equitalia della Capitale, infatti, oltre a parlare di tre pacchi (ma la polizia non esclude ce ne possano essere di più, ndr) si minacciano le «banche che strangolano i popoli» quindi «banchieri, zecche e sanguisughe». Ma è il mittente che appare su entrambi gli involucri giunti a destinazione, confermato dall’affrancatura, a far impensierire gli investigatori meneghini: via Giuseppe Mazzini, Milano.
Un indirizzo fittizio, s’intende, che serve solo a richiamare la figura del rivoluzionario-simbolo degli anarchici. Tuttavia, trattandosi di anarchici insurrezionalisti, la scelta di spedire i pacchi da Milano, indicando un indirizzo locale, non può e non deve essere stigmatizzata come casuale: i gesti del Fai sono a sfondo fortemente dimostrativo e simbolico e ogni frase o parola usata ha un significato, come in un rebus.


Inoltre non bisogna dimenticare che cellule importanti del Fai si trovano proprio qui, nella nostra città. E che il prossimo pacco esplosivo (la Digos ne è quasi certa) potrebbe arrivare, a breve, in un luogo «simbolo», scelto con cura dagli anarchici.

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