Povere orecchie, arriva il karaoke da tasca

Tutta colpa di Apple: sta per lanciare un software per cantare con iPod e iPhone che valuta le nostre esecuzioni e indica i punti deboli. Oggi in metro è già "disco". Finiremo tutti con le cuffie: per difesa

Povere orecchie, arriva il karaoke da tasca

Ora, se fossi in voi non la prenderei sottogamba. Si tratta, è vero, di una notizia minuscola, tre righe soltanto nelle agenzie, ma gli effetti sul sistema nervoso umano sono a tutt’oggi incalcolabili. Dipende da quanto seguito avrà la cosa. Da uno a dieci: nove che ne avrà. Incrociamo le dita? Incrociamole pure.

Dunque ecco il fattaccio. La Apple ha presentato la richiesta per un brevetto. Niente male. Ne presenta pressoché una ogni giorno. Verosimilmente si può ritenere che abbia registrato pure l’iPad da tenere sotto le palpebre, lo schermo flessibile da legarsi al braccio, le casse acustiche da innestarsi nel cranio. Per non dire delle App. C’è quella per riconoscere le costellazioni puntando al cielo l’iPhone e quella (esiste, l’abbiamo provata, ma se siete umanisti vecchio stampo e lettori di Thomas Mann è meglio che non andiate a controllare di persona) per sapere chi, nella nostra città, nello nostro stesso momento, è seduto sul water (d’accordo: si chiama iPoo e il sottotitolo è «What you do-do when you poo-poo», e con questo abbiamo detto tutto).

Bene. Fin qui i nervi delle persone intorno a noi (e pure i nostri, perché prima o poi tutti siamo vicini di qualcuno) possono risultare infastiditi ma sostanzialmente salvi. Tuttavia, si diceva, la Apple ha chiesto un brevetto, l’ha fatto nel 2009, a suo tempo era già circolata voce sul web, poi si è dedicata a perfezionarlo. E ieri il Telegraph annunciava: siamo agli sgoccioli. Presto vedremo questa novità su tutti gli iPod e gli iPhone.

Il Telegraph non ha avuto il coraggio di dirla tutta. Avrebbe dovuto scrivere: presto la sentiremo. La fatale notizia, infatti, è questa: iPod e iPhone diventeranno stazioni ambulanti di karaoke.
Chiunque abbia preso la metropolitana - non necessariamente a Hong Kong, basta Milano - sa cosa l’attende: se oggi dalle cuffie dei vicini deborda Lady Gaga o, nel migliore dei casi, un nostalgico fado, domani l’adolescente accanto a noi si eserciterà a vocalizzare Tina Turner, e così anche noi dovremmo mettere le cuffie, quelle che di solito si usano al poligono di tiro o quando si scava nel cemento con un martello pneumatico. La crisi economica, infatti, non ha ammorbidito la sindrome Italia’s Got Talent e X Factor: migliaia di voci dalle belle speranze gorgheggiano ancora e ciascuno sente, o crede di sentire, una Susan Boyle dentro di sé. Basta farla uscire: e la metropolitana, il taxi, il bar, il treno, per non dire la spiaggia o l’albergo, possono diventare palcoscenico adatto per le prove.

Apple ha compreso bene le esigenze dei nuovi Sinatra e delle nuove Madonna. Il software permetterà di scegliere la canzone da interpretare e proporrà a video le parole del testo, come i karaoke tradizionali, ma con un’innovazione: l’iPhone analizzerà la voce, comparandola con il modo corretto di interpretare il brano, e darà indicazioni per correggere la performance, soprattutto riguardo al tono e al ritmo. Se si canterà a un buon livello, il sistema ci premierà trasformando la nostra esecuzione in una canzone che potremo far ascoltare con effetti da concert hall agli amici (agli amici, non all’intero vagone del treno).

Se invece si canta male, l’iPhone esagererà i nostri difetti, per farci capire dove sbagliamo. Chi vuole - ma qualcosa ci dice che sarà uno sparuto gruppetto di persone - può fare tutto con le cuffie e non con gli speakers del cellulare. C’è anche una modalità per «alleviare» le stonature eccessive. Le interpretazioni meglio riuscite potranno essere salvate e manipolate.

In attesa del rilascio di questa applicazione, Apple ha messo

in vendita, nella sezione «karaoke» di iTunes, tracce musicali sui cui esercitarsi: MCHammer, Blondie, Beach Boys e Tina Turner. Ugole ad alto voltaggio, gente che coi decibel ci va giù pesante. Che Dio ce la mandi buona.

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