Poveri automobilisti italiani da 40 anni vittime di soprusi

Tra le novità introdotte dal nuovo Codice della Strada, varato il 29 luglio scorso, una è passata quasi inosservata. Almeno fino a pochi giorni fa, quando è diventata di grande attualità. Una norma consente alle amministrazioni locali di emanare ordinanze per imporre l'obbligo di «idonei mezzi antisdrucciolevoli» a chi transita su determinate strade considerate a rischio. E la Provincia di Milano è stata tra le prime a recepire la norma, richiedendo il montaggio di pneumatici invernali, o in alternativa alla presenza a bordo di catene da neve omologate, dal 15 novembre prossimo, al 31 marzo 2011. Una novità che ha fatto gridare allo scandalo, poiché questa costrizione obbliga molti automobilisti, non solo quelli abitanti nella provincia, ma chiunque si trovi a transitare in zona, a un esborso non preventivato. In tanti si sono già orientati sulla soluzione più economica, vale a dire le catene da neve a basso prezzo in vendita nei centri commerciali. La meno cara, ma anche la meno indicata, visto che quelle a basso prezzo sono le più complesse da montare. Quindi, in caso di nevicata, si otterrebbe un risultato opposto a quello voluto, con lunghe code di persone impegnate in una missione impossibile.
La scelta più razionale è curiosamente quella più criticata: il montaggio di quattro pneumatici invernali. L'acquisto del valore di almeno 200 euro non va considerato come un versamento a fondo perduto, ma solo come una spesa anticipata. Durante il periodo invernale, le gomme «estive» restano a riposo e non si consumano, quindi la loro durata è di fatto raddoppiata. C'è poi un altro aspetto da non sottovalutare, quelle di oggi non sono coperture da neve, perlomeno non solo. Sono pneumatici progettati per rendere al meglio in presenza di temperature rigide, sotto i 7 gradi, con asfalto asciutto o bagnato, e garantire un corretto funzionamento dei sistemi Abs e di controllo di stabilità, non assicurati con un equipaggiamento «estivo». L'aspetto più curioso, però, è contenuto nel testo, dove si specifica che "è fatto obbligo a chiunque di rispettare questa ordinanza" lasciando il dubbio che anche motociclisti, ciclisti e pedoni debbano adeguarsi. In realtà, in altra sede si specifica che il provvedimento riguarda veicoli delle classi M1 e N1, vale a dire auto e furgoni fino a 35 quintali.
Ma non è certo l'unico caso di poca chiarezza nel presentare una novità nella storia dell'automobile all'italiana. In una quarantina d'anni, infatti, in nome della sicurezza sono stati fatti interventi spesso criticabili che, in molti casi, si sono tradotti in una stangata per chi guida.
Uno dei primi esempi risale al 1969, quando è stata introdotta l'assicurazione obbligatoria sui rischi Rca. L'intento era quello di garantire i risarcimenti in caso di sinistro ed era lecito pensare che le leggi di mercato avrebbero portato a una riduzione delle tariffe con l'aumento della domanda. A oltre 40 anni di distanza, il caro assicurazioni è sempre d'attualità. Ma, bisogna ammetterlo, in alcune zone la responsabilità è dei numerosi tentativi di truffe ai danni delle compagnie. E le luci accese di giorno? Dalla fine del 2006 è stato introdotto l'obbligo di tenere accese le luci anche di giorno. Sempre per le due ruote a motore, su strade extraurbane e autostrade per le auto. La diretta conseguenza di questa norma è stata un'impennata di vendite di lampadine, per un aumento delle panne. Un fenomeno che è coinciso con il periodo di maggior complicazione nella costruzione delle auto. Cambiare una lampadina da soli è diventato quasi impossibile su molti modelli, così per sostituire un elemento del costo di pochi euro se ne possono spendere più di 50 di mano d'opera.
Negli anni Novanta poi, sono variati gli intervalli per la revisione periodica dei veicoli, precedentemente fissati dopo 10 anni di vita, e portati a quattro anni per le auto nuove, e poi ogni due anni. Sono state anche determinati gli importi e previste visite preventive a pagamento per evitare bocciature. In contemporanea, però, è nato anche un mercato parallelo di «revisioni virtuali» con tariffe più alte, per consentire alle auto non in regola di passare l'esame. Tagliandi obbligatori: per avere diritto a vedere riconosciuta una garanzia, è necessario rispettare tutti gli intervalli di manutenzione programmata. Per determinati tipi di veicoli, i più prestigiosi, mantenere la protezione costa diverse centinaia di euro, alla quale tuttavia non corrisponde sempre le certezza che i soldi siano ben spesi. C'è infatti il rischio che i filtri non siano sempre sostituiti con quelli nuovi.
E ve lo ricordate l’adesivo velocità? Negli anni Ottanta fu introdotta una norma che introduceva limiti di velocità differenti a seconda delle cilindrate, e le auto dovevano essere immediatamente riconoscibili. Fu così imposto a tutti gli automobilisti di applicare un bollo simile a quelli impiegati ancora oggi sui camion. La norma non è mai stata applicata, ma gli adesivi sono rimasti a lungo incollati alle carrozzerie. Anche perché rimuoverli senza danneggiare la vernice era quasi impossibile.
E ancora il casco: la legge del 1986 ha introdotto una variante tutta italiana per rendere più dolce l'impatto del provvedimento. Accanto all'omologazione europea Ece è stata introdotta quella Dgm, per i caschi utilizzabili alla guida dei ciclomotori (almeno fino al 13 ottobre, da quando sono diventati fuorilegge). In realtà si è abusato di questa libertà, e le cosiddette «scodelle» sono state usate spesso da motociclisti. Esempi celebri, il giudice Woodcock e la coppia dell'estate, Canalis Clooney.


Infine triangolo e gilet: se in passato c'è stata la corsa al triangolo di segnalazione, a fine 2003 è stato il turno del gilet rifrangente di tipo omologato. Una curiosità, il Codice impone di indossarlo in caso di panne, ma non prescrive di averlo a bordo dell'auto.

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