Andrea Corti
da Como
Un giro turistico, uno di quelli che si fanno una volta nella vita. Per provare l'emozione di vedere com'è il mondo dall'alto. E raccontarlo agli amici. Ma è bastato un cavo, un maledetto, piccolo cavo d'acciaio ritorto, di quelli che tengono in piedi i carrelli delle teleferiche per il trasporto legname, a trasformare un pomeriggio da turisti un po' speciali in una tragedia.
L'elicottero ci va a sbattere contro, volteggia su se stesso e precipita. Non ci sarà scampo per nessuno dei suoi sei occupanti. Né per il pilota - Alberto Vitali di San Fedele d'Intelvi, 39 anni, sposato e padre di due bambini di 5 e 8 anni, meccanico in Svizzera come lavoro principale - né per i cinque gitanti che avevano deciso che, ma sì, vedere dal cielo quella mostra zootecnica che a loro piaceva tanto, valeva il costo di provare un'emozione un po' speciale. Pietro Carminati, 46 anni, di Grandola; Pietro Castelli, 28 anni, di Corrido; Elena Panatti, 29 anni, di Porlezza; Fabio Fossati, 41 anni di Menaggio; Teresa Divara, 48 anni, di Porlezza. Tutti lariani, residenti a pochi chilometri l'uno dall'altro. E nessun sopravvissuto.
I loro cari non riescono a darsi pace. Non riescono a spiegarsi come una così stupida fatalità glieli abbia portati via per sempre, ieri, intorno alle 15, in quell'ultimo volo sopra Porlezza, comune a una quarantina di chilometri da Como che si adagia sulla fascia montana che guarda alla Svizzera e al lago di Lugano.
L'elicottero, un Ecureuil AS350B3 di fabbricazione francese andato completamente distrutto nell'impatto con il suolo, apparteneva alla Elitellina, una compagnia privata valtellinese di lavoro aereo con base a Sondrio e Gordona che, tra gli altri servizi, offre anche voli turistici. E ieri, per Porlezza, era una domenica speciale. L'appuntamento con la tradizionale Mostra di zootecnia, organizzata dalla locale Comunità montana, è uno di quelli più attesi. L'elicottero diventa così una delle attrazioni collaterali per regalare ai gitanti l'ebbrezza di un quarto d'ora panoramico su tutto il piano. Tra i partecipanti, chi vuole salutare dall'alto il resto della truppa assiepata sui prati che circondano la mostra, può così concedersi un'escursione un po' speciale.
Poco prima delle 15 il comandante Alberto Vitali, considerato da tutti un pilota esperto e pratico della zona, riparte per un altro dei tanti voli in programma. Carica a bordo i suoi nuovi cinque ospiti e si rimette ai comandi. Ma mentre sta sorvolando la località Piano di Porlezza qualcosa va storto. Le pale che si accartocciano sui fili d'acciaio, il velivolo che si avvita, il tremendo impatto al suolo. L'elicottero si disintegra, schiantandosi in una zona agricola a pochi metri da un camping - l' «OK La Rivetta» - a circa un chilometro dalla sagra zootecnica, dove parenti e amici attendono il loro rientro tra stand e bancarelle. Non ci sarà. Quando sul posto arrivano i primi soccorsi, ormai non c'era più nulla da fare. I loro resti vengono recuperati anche a 500 metri di distanza.
L'ipotesi dell'urto contro i cavi della teleferica è quella più accreditata. Corrono molto bassi e sono un ostacolo insidioso e poco visibile. Le indagini, coordinate da Maria Vittoria Isella della Procura di Como, dovranno quindi dire se quella teleferica è abusiva, e quindi assassina, o se è invece provvista di una regolare segnaletica di riconoscimento. In tal caso la responsabilità ricadrà su un errore umano del pilota o di un problema tecnico del velivolo.
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