Dopo la riforma della legittima difesa, Il governo gialloverde sta discutendo quella della prescrizione. L'Unione delle camere penali ha indetto quattro giorni di sciopero. Abbiamo parlato con il presidente dei penalisti, l'avvocato Gian Domenico Caiazza, per comprendere le ragioni di questa contrarietà e per conoscre il suo parere sull'operato dell'esecutivo in materia di giustizia.
Presidente Caiazza, qual è il suo parere, quello dell'Unione delle Camere penali, sulla cosiddetta riforma della prescrizione?
"Si tratta di un intervento dissennato nel merito e nel metodo. Nel merito, perché pur prendendosi atto che i processi in Italia hanno una durata irragionevole che non appare in Europa, si immagina di eliminare l'unico strumento che può porre un qualche argine a questa durata irragionevole, cioè la prescrizione del reato dopo un certo numero di anni. Quindi è un'idea contraddittoria nelle sue premesse e afferma il principio grave che un cittadino possa rimanere, senza un termine predeterminato, in balia della giustizia penale. Un concetto barbaro, che può appartenere solamente a una società di rango inferiore, sotto il profilo giuridico e della categoria di giudizio civile di una società".
Perché "dissennato" nel "metodo"?
"Nel metodo perché non si interviene così sugli istituti giuridici: un emendamento improvvisato e buttato all'ultimo momento dentro un provvedimento che non ha nulla a che fare col tema della prescrizione. La toppa è peggiore del buco. Il nostro giudizio non può essere che negativo e allarmato".
Sembra esserci bagarre tra il ministro Bonafede e il ministro Salvini sul collegamento tra questa riforma e quella riguardante il processo penale...
"Leggo questa situazione come si leggono le cose che non sono serie. Non si vorrà davvero pensare ci sia qualcuno che ritenga che questa sia una soluzione tecnica in grado di essere giudicata come tale. Questa è una sceneggiata per trovare una via d'uscita all'impasse politico tra le due forze di maggioranza. O si è fissato un termine autonomo dell'emendamento o non si è fissato un termine, ma si è condizionata l'entrata in vigore dell'emendamento all'entrata in vigore di una fantomatica riforma del processo penale. Com'è possibile che non si sia d'accordo? Questa è la prova del nove che si tratta di una buffonata".
Sono passati cinque mesi dall'insediamento del governo. Qual è la sua opinione sulle decisioni prese sinora in materia di giustizia?
"Purtroppo questo non è il primo intervento. Sono intervenuti sulla legittima difesa, sul rito abbreviato escluso i reati d'ergastolo e stanno portando avanti a larghi passi l'ennesima riforma sconclusionata dei reati contro la pubblica amministrazione. Sono tutte riforme di un unico segno, giustizialista e profondamente populista, che ispira i provvedimenti non alla necessità di governare dei fenomeni ma alla necessità di rispondere alla pancia, alle paure della gente, che spesso sono indebitamente sollecitate e indotte. Pensi alla riforma della legittima difesa...".
Cosa non va nella riforma della legittima difesa?
"Se n'è parlato come se il tema della gente che ti entra in casa fosse paragonabile alla grandine. Sono episodi gravi, brutti, terribili per chi li ha vissuti, ma facendo un calcolo sull'arco di tre o quattro anni si contano sulle dita di una mano. Questa riforma ha assunto una dimensione palingenetica, ma non si sa bene quale fosse quest'urgenza. Poi, la riforma in questione nasce da una pretesa assurda, quella per cui il giudice non deve metter bocca, rimanendo nell'esempio, su un caso d'omicidio commesso dal padrone di casa rispetto a chi si è introdotto in abitazione. Pretesa ineseguibile: trattandosi di una causa di giustificazione, sarà sempre un giudice che dovrà verificare se le cose stanno come vengono raccontate dal padrone di casa... Sono oltretutto leggi illusorie, ma tutte di segno giustizialista".
L'Unione delle Camere Penali ha messo in campo tutta una serie di iniziative sulla riforma della prescrizione...
"Noi abbiamo organizzato quattro giorni di astensione, dal 20 al 23, nei quali abbiamo invitato tutte le 136 Camere penali territoriali a organizzare sui territori manifestazioni, incontri, riflessioni e confronti con la magistratura, con l'Accademia, con la politica e con i cittadini per spiegare quello che sta accadendo. L'ultimo giorno ci sarà una grande manifestazione nazionale.
Abbiamo l'ambizione di raccogliere attorno a noi tutti coloro che, anche con posizioni diverse, stanno da questa parte, cioè da quella dei valori costituzionali e liberali della giustiza penale: presunzione di non colpevolezza, ragionevole durata del processo, sacrificio solo eccezionale della libertà personale prima di una sentenza di condanna, funzione rieducativa della pena...Vogliamo raccogliere attorno a noi coloro che hanno saldi questi principi. È arrivato il momento di segnare un discrimine, un punto di non ritorno tra chi sta di qua e chi sta di la".
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