«Pressing» delle banche su Agarini

da Milano

Unicredit ha chiesto al management di Enertad il rientro da crediti per una dozzina di milioni in scadenza a fine anno. La richiesta, secondo quanto risulta all’agenzia di stampa Radiocor, è stata presentata nei giorni scorsi e fa parte del pressing effettuato dalla quasi totalità degli istituti creditori nei confronti di Luigi Agarini, l’imprenditore che controlla la società. Agarini sta prendendo tempo rinviando la vendita del gruppo in quanto è convinto che le offerte presentate finora siano inferiori al valore della società. Le banche, al contrario, premono per la vendita in quanto intendono rientrare dei finanziamenti concessi. In particolare le banche creditrici (tra cui Banca Intesa, Efibanca, Banca Popolare di Milano e Capitalia) hanno in pegno il 17,3% della quota di Enertad in mano alle due finanziarie della famiglia Agarini. L’imprenditore nei mesi scorsi ha cercato di prendere tempo con l’aiuto della banca d’affari Lazard e nominando un nuovo avvocato, Eugenio Grippo. Scelte che sono risultate del tutto sgradite a buona parte delle banche che, al di là dei professionisti coinvolti, le hanno considerate come il tentativo messo in atto da Agarini per guadagnare tempo. Circa un anno fa l’incarico di selezionare potenziali acquirenti era stato dato alla Poli & Associati, ma nessun passo avanti è poi avvenuto, se non la raccolta di una serie di proposte ritenute da Agarini non soddisfacenti. Ora il 2005 si sta chiudendo con uno scenario critico per Enertad che a fine novembre presentava un debito netto di 230 milioni. La società, nel frattempo, ha necessità di reperire mezzi freschi per sostenere il piano di sviluppo nel settore eolico e recentemente il numero uno Salvatore Russo (già amministratore delegato di Snam Rete Gas) ha dato mandato a Rothschild per cedere le attività dell’acciaio.

Il termine per la raccolta delle offerte, con scadenza non vincolante, è stato fissato per fine dicembre 2005 e, nei piani aziendali, l’operazione dev’essere chiusa entro fine gennaio. In questo modo Agarini si libererebbe di un settore considerato non strategico e nello stesso tempo potrebbe fare cassa ottenendo un po’ di fiato sul piano finanziario. Ma potrebbe non bastare.

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