Pensioni, Durigon fa chiarezza: "Non ci saranno aumenti dell'età"

Il sottosegretario al Lavoro in quota Lega: "Non è nostra intenzione far crescere l'età pensionabile oltre i 67 anni"

Pensioni, Durigon fa chiarezza: "Non ci saranno aumenti dell'età"
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“Garantiamo che non ci sarà nessun aumento dell’età pensionabile o degli altri requisiti negli anni a venire”: così Claudio Durigon mette a tacere le discussioni nate negli ultimi giorni sul dossier pensioni. Il sottosegretario al Lavoro è intervenuto ai microfoni del QN e ha spiegato che il caso degli incrementi dei requisiti nell’applicativo dell’Inps è legato a un errore commesso dall’Istituto: “Ma posso dire fin da ora che per quanto ci riguarda l’età per la pensione di vecchiaia non salirà oltre i 67 anni né dal 2027 né dopo. E lo stesso vale per gli anni di contributi per la pensione cosiddetta anticipata”.

Se è vero che dall’Istat e dalla Ragioneria che elabora il Rapporto sulle tendenze della spesa per pensioni si registra un aumento della speranza della vita, è altrettanto vero che il governo non ha intenzione di fare crescere l’età pensionabile, per questo motivo – ha aggiunto Durigon – ci sarà un intervento “su questo quando sarà necessario agire, per bloccare gli aumenti.

Soffermandosi sugli interventi nell’ultima manovra, Durigon ha posto l’accento sulla possibilità di collegare le prestazioni del primo e del secondo pilastro per raggiungere le soglie di trattamento pensionistico che consentono l’uscita anticipata a 64 anni: “Superare gli ostacoli, anche culturali, della burocrazia dell’Inps e del Mef non è stato facile. Certo, sappiamo anche che l’intervento non è esaustivo perché riguarda coloro che hanno cominciato a lavorare dal 1996, che sono iscritti a fondi pensione e che hanno il calcolo interamente contributivo della pensione”. L’obiettivo, ha proseguito il leghista, è far sì che questa soluzione possa essere resa disponibile per tutti.

Sul piano del sistema più complessivo, Durigon ha rimarcato che le quote hanno esaurito la loro funzione e una possibile strada da percorrere potrebbe essere l’estensione a tutti della possibilità di uscire a 64 anni oggi prevista per i lavoratori post ’96: “E questo ipotizzando il ricalcolo contributivo degli assegni, anche se stiamo lavorando per

lasciare in questo caso ugualmente il sistema misto”. Anche Quota 41 perderebbe di fatto la sua funzione: “Si può immaginare di utilizzarla per le categorie più deboli o per le attività gravose”.

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