"È l'ennesima prova, dopo Milano, Napoli, Cagliari, che questo Pd viene rifiutato dagli italiani come riferimento del futuro dell'Italia. Prima cominciamo a cambiarlo meglio sarà". Il sindaco di Bari, Michele Emiliano non ha dubbi. E continua a sparare le sue cartucce sulla Croce Rossa democratica, alla luce del suicidio politico del partito di Bersani andato in scena ieri a Genova.
Nel capoluogo ligure, doveva essere un testa a testa tra due donne del Partito democratico, ma tra i due litiganti, si sa, il terzo gode. E il terzo si chiama Marco Doria, una passato nel Pci, un presente da professore di Storia dell'Economia e da candidato alle primarie sostenuto da Sel. Insomma, ancora una volta Vendola ha sbaragliato la concorrenza democratica, combattuta tra le divisioni interne e l'incapacità di mettere a fuoco una visione reale della società.
Tra il terremoto scatenato dal caso Lusi e la spietata concorrenza di Vendola e della primavera arancione, il Pd è in balìa di se stesso. Inanella una sconfitta dopo l'altra. Dalla vittoria milanese di Giuliano Pisapia (con tanto di esclusione del votatissimo Boeri del Pd), alla vittoria a sorpresa di Zedda (candidato di Sel) a Cagliari, passando per quella dell'ex pm De Magistris a Napoli. I precedenti sono tanti. E non rappresentano buoni auspici per il partito di Bersani. Senza contare poi le accuse di brogli elettorali alle recenti primarie piacentine (patria di Bersani) e le lacerazioni interne al Pd tra riformisti e conservatori, tra chi vuole aprire al Terzo Polo e tra chi preferisce mantenere lo status quo, temendo la minacciata creazione di un polo alternativo al Pd.
Intanto Vendola fa sul serio. L'ipotesi di una lista civica nazionale che inglobi Sel, Idv e pezzi del Pd comincia a prendere sempre più forma. “Vendola si conferma il nostro principale riferimento politico assieme a Di Pietro e De Magistris”, sostiene Emiliano.
Che giorni fa, in un'intervista al settimanale Altri, aveva fornito anche le motivazioni del successo di questi personaggi, con tanto di identikit: "Io Luigi e Nichi siamo il trio perfetto. De Magistris è il capo-popolo d’eccezione, colui che è stato capace di conquistare una città simbolo come Napoli. Vendola è il politico raffinato che ha elevato la cultura di Frattocchie a narrazione. Io sono il più liberale, forse quello più a destra, il più americano. Con loro vorrei andare finalmente oltre il Pd".
Commentando la vittoria di Doria a Genova, il leader di Sel ha mantenuto il consueto modesto profilo, pur lasciando intendere le sue intenzioni: "Non coltivo l’obiettivo di sottrarre consensi al Pd, la nostra aspirazione è costruire il cantiere dell’alternativa", ha detto Vendola al SecoloXIX, aggiungendo che "qui bisogna rimescolare le carte del riformismo e del radicalismo per dare vita ad una gara delle idee e non dei pregiudizi. Ponendo al centro dell’attenzione il lavoro e portando la sinistra a cercare un compromesso con i moderati, non suicidandosi ma facendo valere le proprie ragioni. A Genova ha vinto il popolo del centrosinistra e ora, tutti insieme, dobbiamo costruire il futuro della città e poi, del Paese".
Ma non c'è dubbio che Nichi nutra ambizioni più alte e punti a lasciare il segno sulle città più importanti e decisive ai fini politici. Un esempio? A Palermo, dopo il balletto sul rinvio o meno delle primarie, alla fine l'Idv e il Pd hanno scelto di appoggiare ufficialmente Rita Borsellino, sostenuta proprio da Sel. Il partito di Vendola avrebbe addirittura voluto bypassare le primarie. E chi lo sa, forse così facendo avrebbe risparmiato un'altra figuraccia al partito di Bersani. Per capire le reali ambizioni di Vendola, bisogna andare proprio a Palermo. E lì che adesso punta Sinistra e Libertà.
Il voto per decidere il candidato del centrosinistra per la poltrona di sindaco del capoluogo siciliano si terrà il 4 marzo. I partiti del centrosinistra hanno raggiunto l’unanimità attorno alla sorella del giudice ucciso dalla mafia. Un nome da tempo caldeggiato da Sel. E per rimarcare questa scelta, Nichi Vendola andrà personalmente a Palermo a sostenere la candidatura di Rita Borsellino. Lo stesso 4 marzo, a L'Aquila, il popolo del centrosinistra si misurerà con le primarie. In lizza, il sindaco uscente Massimo Cialente sostenuto da Pd, Psi e Comunisti Italiani, e il medico Vittorio Festuccia, che ha l’appoggio di Sel. Insomma, il rischio di nuove figuracce è dietro l'angolo.
Ma il segretario democratico non vuol sentir parlare di figuracce e di sconfitta. Perché, secondo lui, "le primarie hanno una loro logica. Quando si accetta che alla gara partecipino più candidati del Pd, poi se ne devono accettare gli esiti". Poco male comunque, adesso Bersani invita a "lavorare con entusiasmo e passione per vincere alle amministrative con il candidato del centrosinistra. Ora si vince con Doria". E se lo dice lui...
In realtà una piccola autocritica, Bersani la concede a se stesso: "Nelle primarie allargate a tutto il centrosinistra può anche accadere che non vincano i candidati del Pd, come è successo ieri a Genova, ma sarebbe logico che il partito si presentasse a queste libere consultazioni dopo avere selezionato un solo sfidante". Ormai la frittata è fatta, però. E il terremoto nel Pd è già iniziata.
Infatti, il segretario ligure del Pd, Lorenzo Basso, ha annunciato che rimetterà il proprio mandato al partito perché "è sbagliato drammatizzare l’esito delle primarie, ma anche fare finta che il partito non abbia problemi. Rimetto il mio mandato per aprire una discussione e ricompattare il partito".
E lo stesso ha fatto il segretario provinciale del Pd genovese, Victor Rasetto, secondo cui "bisogna accettare tutte le regole delle primarie e se c’è un terremoto, questo può anche essere salutare". Visti i precedenti però, non sembra che i terremoti che hanno scosso il Pd abbiano rinvigorito la sua salute.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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