Il primo bacio non arriva mai nella stinta favoletta di Virzì II

Prima o poi ci provano tutti. In fondo per dirigere un film basta mettersi dietro la macchina da presa e tuonare ciak. L’ultimo dell’interminabile lista è il fratello d’arte Carlo Virzì, anche lui livornese, nato come cantante e musicista, tanto da comporre le colonne sonore di svariate pellicole del più famoso Paolo (Ovosodo, Baci e abbracci, My name is Tanino, Caterina va in città). Colto dalla smania di allargarsi ha dunque deciso di debuttare nella regia. Con un’operina fragile e risaputa, che sarebbe passata quasi inosservata se non fosse stato per quel cognome ingombrante. La commediola, scritta con il fratello e altri due compagni d’avventura, racconta l’iniziazione sentimentale di una ragazzina ricca e annoiata nella Toscana del 1987. Siamo all’Argentario, in agosto. La tredicenne (bruttina) in vacanza Camilla (Gabriela Belisario) sente i primi pruriti, ma l’Antonello Saporito per cui spasima non se la fila proprio. Più che con la svagata mamma, l’aspirante scrittrice Giovanna (Laura Morante), ignara di essere cornificata dal marito farfallone Agostino (Andrea Renzi), si confida con la saggia colf Maddalena e con l’amica del cuore Lavinia. Poi nella grande villa arriva per pulire la piscina il taciturno giovane povero Adelmo (Iacopo Petrini). La lolita non riesce ad accalappiarlo, finendo per commuoverlo solo con l’inesistente malattia della madre, la quale trova conforto (spirituale) nel timido neuropsichiatra Aurelio (Neri Marcorè). E giunge l’ora di ripartire. E il primo bacio? Mah, forse al prossimo film.

Che barba comunque con i travagli amorosi degli adolescenti incompresi, come pure le distrazioni dei genitori assenteisti. Peccato che nessuno si tuffi nella piscina. Vuota, beninteso.

L’ESTATE DEL MIO PRIMO BACIO (Italia, 2005) di Carlo Virzì con Gabriela Belisario, Iacopo Petrini - 84 minuti

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