Roma - Con 11 voti favorevoli e 10 contrari la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha dato parere favorevole alla richiesta dei capigruppo di Pdl, Lega e Responsabili di sollevare il conflitto di attribuzione sul caso Ruby. Domani arriverà, invece, il parere della giunta per il regolamento presieduta da Gianfranco Fini, quindi la decisione dell’ufficio di presidenza che dovrà stabilire se sulla materia sarà necessario un voto dell’aula della Camera, come richiesto dal Pdl.
A rischio il rapporto tra poteri dello Stato Nel parere, osteggiato dall’opposizione, si sottolinea che vengono "condivise integralmente le considerazioni" contenute nella lettera indirizzata dai capigruppo Cicchitto, Reguzzoni e Sardelli, al presidente della Camera. E si sottolinea anche che viene condivisa la preoccupazione "espressa nella lettera dei richiedenti che una rinuncia da parte della Camera a una ferma reazione di fronte a questa lesione delle sue prerogative possa introdurre, se trascurata e ripetuta, 'una modifica implicita' della Costituzione quanto ai rapporti fra i poteri dello Stato'". Ma nel parere si sottolinea anche la necessità di una presa di posizione dell'assemblea della Camera "in quanto sede ultima delle decisioni della Camera, in particolare quando tali decisioni involgono rapporti con altri poteri dello Stato, attraverso un’iniziativa coerente e conseguente rispetto alle precedenti deliberazioni da esse assunte nella seduta del 3 febbraio, sorrette da valutazioni poi del tutto ignorate dai giudici". Il passaggio sull’aula sede ultima la decisione è stato censurato durante la riunione da Futuro e Libertà. Nino Lo Presti ha, infatti, sottolineato che questo passaggio non può impegnare nè la giunta del regolamento, convocata per domani, né l’ufficio di presidenza. Si tratta, è il ragionamento di lo Presti, di "un riferimento improprio che non è materia della giunta". La presidenza, ha aggiunto il parlamentare di Futuro e Libertà, "si è detta d’accordo".
Il pm: "Il processo va avanti" Il processo a carico del presidente del Consiglio per il caso Ruby non si fermerebbe anche qualora la questione del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, su cui la giunta della Camera oggi ha espresso parere favorevole, arrivasse davanti alla Corte Costituzionale, dopo il voto di Montecitorio. Lo spiegano fonti della procura di Milano. Qualora infatti la Camera votasse per sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Consulta, ritenendo il reato di concussione contestato al premier (è accusato anche di prostituzione minorile) di competenza ministeriale, la Consulta, spiegano dal quarto piano del palazzo di giustizia, prima si dovrebbe esprimere sull’ammissibilità del conflitto. E nel caso fosse dichiarato ammissibile, poi la corte dovrebbe entrare nel merito della decisione.
In precedenti simili casi, però, spiegano fonti giudiziarie, i processi non si sono fermati né per attendere la decisione sull’ammissibilità né durante l’attesa del giudizio di merito sul conflitto di attribuzione. Nel secondo caso il processo si arresterebbe in attesa della pronuncia sul merito, soltanto prima della sentenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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