La Procura di Roma: «Le minicar sono insicure, ma c'è un vuoto normativo»

Le piccole auto tanto amate dai giovani della capitale sono equiparate ai ciclomotori e le disposizioni Cee in materia non prevedono l'applicazione dei sistemi di sicurezza. L'inchiesta dopo alcuni incidenti mortali

Insicure, certo, come fanno pensare i molteplici e anche gravi incidenti di cui continua a parlare la cronaca cittadina. Ma insicure «per legge» e non solo perché spesso vengono modificate e rese più veloci dei 45 chilometri orari consentiti. A giustificare l'assenza di sicurezza delle microcar che sfrecciano a migliaia nelle vie della capitale è infatti soprattutto il vuoto normativo in materia. Non c'è una norma che stabilisca che le macchinette devono essere costruite in modo da salvaguardare i baby guidatori in caso di incidente. È la Procura di Roma a dirlo nell'ambito dell'inchiesta sulla sicurezza delle microcar. L'indagine, affidata ai pm Laura Condemi e Lina Cusano, al momento senza ipotesi di reato e senza indagati, era stata avviata nei mesi scorsi dopo alcuni scontri mortali avvenuti con le piccole quattro ruote tanto amate dai ragazzini romani (il 17 per cento di quelle presenti sul territorio nazionale circolano nella capitale, ndr). I magistrati hanno studiato la normativa e hanno accertato che le «vetturette» sono equiparate ai ciclomotori e che le disposizioni Cee in materia non prevedono l'applicazione dei sistemi di sicurezza, come abs e airbag.

La legge, tra l'altro, stabilisce il peso massimo delle microcar a fronte della relativa cilindrata, peso che per ciascun mezzo non può superare i 350 chilogrammi. Se anche le case produttrici volessero dotare le piccole vetture dei necessari apparati di protezione, dunque, la possibilità di prevederli potrebbe scontrarsi con i criteri di omologazione.

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