Milano - Prove tecniche di dialogo tra la Lega e il premier Romano Prodi, ma «nessun avvicinamento al governo e nessun contrasto con gli alleati della Casa delle libertà». La riforma della legge elettorale e il tentativo di evitare il referendum abrogativo sono stati il piatto forte dell’incontro di ieri a Milano, in prefettura, tra il premier e il leader del Carroccio Umberto Bossi. Un vertice a cui hanno partecipato, oltre al portavoce del governo Silvio Sircana, i colonnelli leghisti Roberto Calderoli e Roberto Maroni («L’alleanza non è in discussione, un conto sono le riforme, un conto è l’azione di governo»). «Abbiamo parlato di federalismo fiscale - racconta al termine Prodi - e approfondito il legame che la Lega pone tra la legge elettorale e le autonomie locali: una linea che mi trova d’accordo da molto tempo e su cui proseguiremo in futuro i contatti». Nel colloquio sarebbe entrata anche l’ipotesi di una riforma costituzionale per superare il bicameralismo perfetto.
La legge elettorale? «Mi pare ci sia voglia di partire - le parole di un Bossi in gessato blu e cravatta verde chiara, particolarmente loquace e di buon umore - Credo si voglia farla». Una Lega in avanscoperta? «Berlusconi legge tutti i giornali - svicola Bossi - L’ho sentito l’altra notte dopo la partita. Si arrabbierà. No, non credo proprio». Poi entra nei dettagli. «Il modello - spiega - è quello presentato da Calderoli. Adesso bisogna andare in Commissione, perché il problema è quando partire. E bisogna partire subito». Nella testa del Senatùr il modello ispirato in parte a un «Tatarellum» riveduto e corretto e, in parte, a un testo che richiami quello per l’elezione dei sindaci. Rischio d’inciucio? «Nessuno - assicura Bossi - Per ora si parla solo di legge elettorale. Prodi ci è sembrato molto determinato e non ci ha chiesto alcuno scambio, alcuna contropartita. Nessun accenno a un’eventuale sostegno della Lega al governo e questo l’abbiamo apprezzato molto». Parole che non creano malumori in Forza Italia. «Non vediamo nulla di sospetto - taglia corto il coordinatore nazionale Sandro Bondi -, anzi conferma che abbiamo ragione nel dire che serve un’intesa in Parlamento per migliorare la legge elettorale. Obiettivo per il quale resta la disponibilità assoluta. «La nostra posizione - aggiunge - è simile a quella della Lega: anche noi siamo favorevoli a cercare un accordo che migliori e riformi l’attuale legge, partendo proprio dal testo e dalla proposta Calderoli elaborata dopo l’incontro di Arcore». Al quale parteciparono tutti i partiti del centrodestra.
Soddisfatto dell’incontro con Prodi è anche Maroni che parla di «aperture del governo» e definisce l’incontro «molto utile», sottolineando che i contatti proseguiranno nei prossimi giorni «per stabilire non dico un testo comune ma almeno i princìpi» sui temi di federalismo fiscale, legge elettorale e senato federale. «Oggi - sottolinea l’ex ministro - abbiamo verificato che il federalismo fiscale è nell’agenda del governo e che Prodi ci vuole lavorare seriamente. E questo è ciò che ci interessa di più». Nel cortile della prefettura il siparietto di Maroni che stuzzica Prodi. «Per evitare il referendum si potrebbe andare a elezioni anticipate». «Io sono pronto - replica il premier -. Non c’è due senza tre. Quando corro io vinco». La battuta è buona, ma tanta sicumera fa a pugni con i sondaggi degli ultimi mesi.
«Il presidente del Consiglio - comincia a tracciare una possibile road map Calderoli - ci ha assicurato che al più presto si comincerà a lavorare per la riforma elettorale nella prima commissione del
Senato. Palazzo Madama riapre il 2, ho già sentito Enzo Bianco e ho sollecitato un comitato ristretto per lavorare rapidamente. L’obiettivo, condiviso anche da Prodi, è arrivare a un voto del Senato entro il 25 luglio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.