Prodi s’inchina alle toghe per paura dello sciopero

L’Anm rilancia la battaglia sulla riforma Castelli: finora modifiche troppo limitate

Anna Maria Greco

da Roma
Grande fermento del governo per rimangiarsi i tagli agli stipendi dei magistrati, che minacciano nuovi scioperi. Romano Prodi rassicura l’Anm fissando un tavolo tecnico per il 25 ottobre: Clemente Mastella auspica lo stralcio dalla finanziaria della norma ma, a sorpresa, è il ministro per la Solidarietà sociale che corre concretamente in soccorso alle toghe: Paolo Ferrero propone al premier, tra un emendamento sul 5 per mille e uno sul servizio civile, quello per abrogare il vituperato articolo 64, che riduce del 50 per cento gli scatti di anzianità e quelli di passaggio a qualifiche superiori. È proprio quello che chiedono i magistrati. Si vede che hanno fatto breccia le grida d’allarme del Csm, secondo il quale se i magistrati guadagnano meno è a rischio la loro indipendenza e dell’Anm, che ieri nell’incontro con il presidente del Consiglio, il guardasigilli e il sottosegretario a Palazzo Chigi, Enrico Letta, hanno sostenuto che i tagli sono «inaccettabili» perché «ledono alla dignità professionale» delle toghe. Dal governo l’associazione pretende un «preciso impegno» per correggere la Finanziaria, rinviare ogni decisione sulle retribuzioni alla legge sull’ordinamento giudiziario, e collegare l’evoluzione degli stipendi a «valutazioni periodiche di professionalità». Altrimenti, avverte l’Anm, si passerà a scioperi, proteste e ricorsi contro le nuove norme. Nelle due pagine del documento consegnato ieri a Prodi si descrive il malessere dell’ordine giudiziario, anche perché le novità retributive che vorrebbe introdurre il nuovo governo, insieme a quelle sull’ordinamento giudiziario di quello precedente, rappresentano «una deriva verso il deperimento e la mortificazione sociale, economica e istituzionale del ruolo del giudice, del magistrato e del pubblico ministero». Per il sindacato delle toghe anche toccare la busta-paga contrasta con i principi della nostra Costituzione. I magistrati contribuiranno già al risanamento finanziario perché avranno le stesse riduzioni «già preventivate per gli aumenti contrattuali nel settore del pubblico impiego». L’impatto della Finanziaria, per l’Anm, colpirà tutti ma avrà effetti ancora più pesanti sui giovani che normalmente hanno maggiori spese, anche per le sedi disagiate: la prospettiva retributiva di un magistrato che entra in carriera verrebbe decurtata di oltre il 30 per cento. «Questa scelta di penalizzazione economica può produrre anche un effetto istituzionale estremamente negativo: distogliere i migliori laureati in giurisprudenza dall’intraprendere la professione di magistrato». Infine, una stoccata al ddl Mastella che modifica solo in parte la riforma Castelli.

Tutto questo, dice l’Anm, s’inserisce in uno scenario che già preoccupa la magistratura per «l'entrata in vigore di molte delle norme del nuovo ordinamento giudiziario (già giudicate dai magistrati inadeguate e per più aspetti punitive) e che solo in parte dovrebbero essere sospese o modificate dal parlamento, talvolta con soluzioni che destano forti preoccupazioni come nel caso del decreto sugli uffici di Procura».

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