Prodi urla al regime e la Rai fa le teleprimarie

Calderoli: «L’azienda di Stato partecipa a una buffonata»

Anna Maria Greco

da Roma

Arrivano in Rai le «teleprimarie», ed è subito polemica. Con la Casa delle libertà che denuncia una violazione della par condicio.
Il fatto è che a viale Mazzini si è deciso di dedicare uno spazio fisso alle elezioni interne al centrosinistra per la scelta del candidato premier nella seguitissima trasmissione «Unomattina» della prima rete, che parte alle 6,40 e va avanti fino alle 9 e mezza. Il 5 ottobre già sono stati intervistati l’indipendente Ivan Scalfarotto e la Disobbediente Simona Panzino; lunedì sarà la volta del leader Verde Alfonso Pecoraro Scanio e di quello dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro e poi si andrà avanti, sempre a salire, con i candidati importanti. Che rimangono tre: Clemente Mastella, Fausto Bertinotti e Romano Prodi. Non si sa se sfileranno a «Uno mattina» singolarmente o daranno spettacolo in un bel terzetto.
Conta poco per la maggioranza, cui tanto attivismo dell’azienda pubblica sulle primarie non va proprio giù. Ma come, il Professore non fa altro che lamentarsi dello strapotere mediatico berlusconiano, della campagna miliardaria della Cdl, dell’asservimento di tv di Stato e commerciali, dell’informazione che penalizza l’Unione, e poi bisogna vedere cose come queste? Come dice il ministro leghista Roberto Calderoli, le primarie del centrosinistra non sono mica vere elezioni, sono «una buffonata, una burla, una truffa», in cui si prepara la «vittoria preconfezionata e artificiale» di Prodi.
Racconta Il Secolo d’Italia, in prima pagina con il titolo «Rai: le lagne di Prodi finiscono in gloria», che il senatore di An Luigi Bobbio «non voleva credere ai suoi occhi» quando alle 9 del 5 ottobre, ha sentito Scalfarotto e la Panzino discettare a «Unomattina». Immediatamente ha raccolto le firme tra i parlamentari della maggioranza, dall’azzurro Lino Jannuzzi al leghista Francesco Tirelli, dal collega di partito Michele Bonatesta a rappresentanti dell’Udc, e ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, An anche lui, per denunciare «la marcata disparità di trattamento e per ripristinare adeguate ed urgenti condizioni di parità a favore della Cdl».
Bobbio sottolinea che «l'assoluta irrilevanza e inesistenza giuridica delle cosiddette “elezioni primarie” sul piano istituzionale finisce irrimediabilmente per ridurre un siffatto spazio televisivo a una campagna elettorale anticipata a favore dei soggetti di vertice del centrosinistra, donando loro un'assolutamente ingiustificata visibilità politica». E senza contraddittorio, aggiunge Bonatesta, promettendo di sollevare la questione nella Commissione di Vigilanza sulla Rai di cui fa parte.
Anche Calderoli accusa l’azienda pubblica di calpestare la par condicio, ma più che scandalizzarsi per «Unomattina», lui si riferisce al fatto che il «servizio pubblico partecipa alla buffonata delle primarie passando continuamente e con insistenza soltanto uno dei candidati, Prodi, presentandolo sempre come già candidato leader della sinistra».
Insomma, se tutto è scontato e nelle elezioni del 16 ottobre non c’è alcuna suspense, perché fingere di voler correttamente informare e fare così un danno alla parte avversa?
Teleprimarie della discordia, quindi. E probabilmente è solo l’inizio, perché non sarà solo «Unomattina» a presentare i candidati premier dell’Ulivo. Una decina di giorni fa Giuseppe Giulietti, responsabile comunicazione per le primarie dell'Unione, è andato a viale Mazzini per incontrare il direttore generale Alfredo Meocci e il presidente Claudio Petruccioli. Ha raccomandato la «giusta» attenzione per l’evento e dai vertici Rai sarebbe partito «un invito generico e rispettoso dell’autonomia delle testata» perché il desiderio del Bottegone fosse esaudito. Ognuno, poi, ha fatto la sua parte. Rai1-Tg1 con particolare solerzia nella fascia mattutina, mentre per ora Rai2 ha relegato lo spazio sulle primarie alla trasmissione delle 23 di notte di Gigi Moncalvo «Confronti».

Ne ha parlato già il 30 e lo farà ancora oggi, con Bertinotti in studio, in giornata di sciopero ma non violandolo perché, informano, «la trasmissione è stata registrata il 5 a Milano per impegni del leader di Rifondazione».

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