Prodi è vittima del suo ottimismo

L’ottimismo è un cattivo consigliere perché spesso è basato sul proprio desiderio o la propria speranza senza tener conto della realtà obiettiva. Può capitare talvolta che esso abbia positiva influenza sul prossimo, anche perché l’ottimismo è gradito ai più. Ma capita spesso che consapevolmente o inconsapevolmente esso mascheri una situazione critica, per esempio in politica, con la speranza che il tempo aggiusti le cose.
Campione dell’ottimismo è Romano Prodi, con una ostinazione intesa a convincere e consolare quelli della sua parte e a servire da deterrente per gli avversari. Egli esercita questa sua virtù solo quando è al potere, quando ne è fuori ha invece una visione catastrofica della situazione.
Indimenticabile il suo rapporto al Capo dello Stato subito dopo il rientro in Italia da Bruxelles dove aveva ricoperto una carica importante. Egli dipinse un’Italia allo sfascio (sembrava che riferisse al Re su Caporetto), di un pessimismo nero che contrastava con la vivacità del Paese in quella vigilia di Natale con le strade delle città congestionate dal traffico delle macchine in giro per i regali.
Altra virtù di Prodi, come già detto, è quella di temporeggiare sulla soluzione dei contrasti che si manifestano ogni giorno. Emulo di Fabio Massimo il cunctator, evita di affrontare frontalmente i problemi critici all’interno della sua coalizione sperando che il tempo e le manovre nelle retrovie sciolgano i nodi. Egli crede così di togliere virulenza alle contraddizioni con una tattica che poteva avere successo sul campo delle battaglie antiche ma che oggi è meno efficace.


I suoi avversari contavano sulle «spallate» alla sua fragilità; c’è da credere invece che Prodi sarà sconfitto dal suo ottimismo e dai suoi stessi alleati che già si accorgono di essere stati inseriti in una dimensione virtuale. Se ne avvertono i segni ogni giorno, ciascuno dei suoi lancia il sasso e nasconde la mano; spera, per non perdere la faccia, che sia attribuita ad altri la caduta di Prodi sulla quale pare che esista una unanimità.

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