Cesare Mirabelli è stato il presidente emerito della Corte Costituzionale fino al 21 novembre scorso. Analizza la legge sulla procreazione dal punto di vista del giurista, e professore ordinario di Diritto Ecclesiastico e Diritto Costituzionale. E riconosce un vuoto legislativo sugli embrioni abbandonati che va colmato.
Come mai la Corte Costituzionale nel 2009 decise di eliminare il limite, originariamente previsto nella legge 40, di produrre solo gli embrioni utili al trasferimento, sdoganando di fatto il congelamento degli embrioni?
«La Corte Costituzionale ha ritenuto in contrasto con la Costituzione l'esclusione di ogni possibilità di creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario a un unico e contemporaneo impianto, e comunque non superiore a tre, sul presupposto che la reiterazione dei cicli di stimolazione potesse comportare rischi per la salute della donna. Ne è seguita la crioconservazione degli embrioni, non trapiantati, creati per assicurare la efficacia della procreazione in caso di insuccesso del primo impianto».
Se gli embrioni vengono crioconservati, possono essere impiantati anche in donne diverse dalle donatrici di gameti?
«Gli embrioni rimangono nella disponibilità di chi li ha generati. Il Comitato nazionale di Bioetica nel 2005 ha discusso la possibile introduzione dell'adozione per la nascita di embrioni crioconservati e residuali derivanti dalla pratica di pma, segnalando che la legge non dice nulla sul futuro destino degli embrioni congelati o abbandonati e su questo punto dovrebbe essere integrata. Se sono vite umane a pieno titolo, si è detto, sarebbe giusto dare agli embrioni la possibilità di nascere».
Che fare? Distruggerli?
«Non è consentito. La creazione di embrioni viene giustificata dalla necessità di rendere efficace la procreazione assistita e sarebbe contraddittorio consentirne la distruzione. La crioconservazione serve proprio per evitare la distruzione».
Questo perché si riconosce una qualità soggettiva all'embrione?
«Di sicuro si riconosce all'embrione una tutela.
Ricordo una sentenza redatta da Giuliano Vassalli, che facendo riferimento alla legge sull'aborto, ed escludendo che ne possa essere allargata la portata, sottolinea che la stessa richiama i principi costituzionali del diritto alla procreazione cosciente e responsabile e del valore sociale della maternità, e stabilisce che la vita umana debba essere tutelata sin dal suo inizio».
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