Viviamo in un’epoca di moralismo e punti esclamativi. La casa editrice torinese Add, tra le più rappresentative di questa moda, ci ha costruito sopra un’intera collana, con titoli che vanno da Indignatevi! del partigiano Stéphane Hessel a Ripartiamo! Discorsi per uscire dalla crisi di Franklin D. Roosevelt, da Scegliete! Discorso sulla buona e cattiva televisione del direttore di Rai3 Paolo Ruffini (appena arrivato nelle librerie) a Liberatevi! Azioni e strategie per sconfiggere le dittature del politologo della non-violenza Gene Sharp (in uscita). Saggi brevi, una settantina di pagine a caratteri sovradimensionati, in cui l’accento cade sempre sul pietoso stato spirituale del nostro tempo e sulla necessità (imperativa ed esclamativa) di porvi rimedio facendo qualcosa, ad esempio indignandosi: davanti allo specchio di casa, alle cene tra amici e, naturalmente, sul proprio blog. Se c’è sole, anche in piazza.
Da un punto di vista socioculturale la collana è un anacronismo, un richiamo ai bei tempi andati, a un sapere nostalgico e vagamente sessantottino: nell’anima del mondo, oggi, c’è una gravitazione di forze emotive e psicologiche diversa da quella che questi titoli vorrebbero rimettere in sesto. Tuttavia appuntarsi sul proprio risvolto (editoriale) la spilla dell’indignazione e del «risveglio» politico-sociale ha ancora una convenienza di pubblico e, non bastasse, richiama sguardi d’ammirazione alle feste nelle case giuste. E Add è nata proprio in un’atmosfera simile. I fondatori sono Michele Dalai, figlio d’arte dell’editore Alessandro Dalai, Andrea Agnelli, consigliere Fiat e presidente Juventus, e Boosta (soprannome di Davide Dileo, tastierista dei Subsonica e già autore Dalai).
I tre hanno messo in piedi nel marzo dell’anno scorso, con figure professionali fuoriuscite dalla Instar Libri e capitale sociale di 200mila euro, una struttura che un paio di mesi dopo ha iniziato a proporre saggi dall’andamento narrativo e sorretti da un engagement un po’ glamour: Di sana e robusta Costituzione, interviste di Carlo Alberto dalla Chiesa (figlio di Nando, ndr) a Oscar Luigi Scalfaro e Giancarlo Caselli, con Costituzione italiana in appendice (trovata sempre più banale ma di sicuro appeal: ormai si infila la Costituzione ovunque. Lo stilista-imprenditore Paolo Boggi la distribuì per marketing alle casse dei suoi negozi, apponendovi il proprio logo dorato, e l’allegò poi al suo Poveri con la griffe, Lubrina editore), seguito da Ballando sull’acqua di Guellermo Mariotto (lo stilista-giurato di Ballando con le stelle), Africa Bomber di Kalapapa Ngeri, L’Europa è finita? di Enrico Letta e Lucio Caracciolo, Senza una donna. Un dialogo su potere, diritti, famiglia, nel paese più maschilista d’Europa di Flavia Perina, Organizzare il coraggio. La nostra vita contro la ’ndrangheta di Pino e Marisa Masciari, Viva tutto! raccolta di mail di Jovanotti a Franco Bolelli, filosofo delle nuove tecnologie e collaboratore di Fare Futuro.
Scorrendo questi titoli pare di leggere la scaletta di Vieni via con me di Fazio-Saviano e infatti - quasi per conseguenza logica - è poi arrivato Indignatevi! di Hessel a fare il botto, vendendo 80mila copie (in Francia due milioni) e portando visibilità alla Add.
Un libro di slogan: «Ai giovani dico - scrive Hessel - guardatevi attorno e troverete gli argomenti che giustificano la vostra indignazione, il trattamento riservato agli immigrati, ai sans papiers, ai rom. Cercate e troverete!». È lo stesso Hessel, però, che ha invitato a «comprendere» (senza indignarsi) le ragioni di Hamas e dei missili post-elettorali sulle città israeliane. Indignazione a corrente alternata, a seconda del salotto.
Ruffini, invece, in Scegliete!, si sforza (inutilmente) di essere più pluralista e racconta la sua lotta contro chi da anni cerca «di avvelenare il pozzo di Rai3. Di far passare l’idea che la sua acqua sia avvelenata solo perché non è una minestra riscaldata».
Un vero partigiano fin nel lessico: «Pensavo a come avrei potuto organizzare la resistenza di Rai3 all’omologazione del pensiero unico televisivo. Lui (Berlusconi, ndr) ci vedeva già tutti omologati. Oggi posso dire che Rai3 è stata ed è una rete libera. Il metodo di lavoro di Rai3 non è ideologico, non è partitico, non è pregiudiziale. Pensiamo alla Tv come a una narrazione».
Anche Vendola pensa la politica “per narrazioni”. Anche Freud faceva terapia “per narrazioni”. Se a queste narrazioni ci mettete un punto esclamativo, o la colonna sonora di Paolo Conte, sono pure divertenti. Ma la morale sarebbe un’altra cosa.
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