PURE RASCEL E CHIARI LITIGAVANO IN TV

Al Bano e la Lecciso che trasformano la tv in una lavanderia; Valeria Marini che va a Porta a Porta a chiarire la situazione sentimentale con Vittorio Cecchi Gori; Bonolis che usa le telecamere per togliersi i sassolini dalle scarpe e sfottere «Er Penombra»; Piccinini e Mughini che gli replicano a Controcampo; Bonolis che controreplica la sera dopo a Matrix; Simona Ventura che polemizza a Domenica in con Giletti ma per interposta persona, intervistata da Mara Venier; Giletti che le risponde facendosi inquadrare con un mazzo di fiori, che avrebbe potuto benissimo consegnarle in privato un'oretta prima, anziché aspettare l'enfasi dell'inquadratura ad effetto, per la serie: ditelo con i fiori, ma soprattutto ditelo in tv. Gli episodi di autoreferenzialità televisiva aumentano di giorno in giorno, e stare dietro a queste diatribe, all'uso pubblico di faccende private, diventa sempre più difficile. La tentazione è quella classica: dire «che tempi» e dare corso a una cascata di malinconie più che giustificabili visto il pollaio televisivo di queste ultime settimane. Però può capitare di riprendere in mano un libro di godibilissima lettura, La televisione spiegata al popolo di Achille Campanile, e a pagina 42 di un testo scritto nel lontanissimo 31 maggio 1959, intitolato «Il controfischio», leggere quanto segue: «Non so se la tv dia alla testa a quelli che appaiono sui teleschermi o si crei in costoro una specie di psicopatia o di ipersensibilità morbosa. Ormai è diventato un fatto consueto polemizzare dal video con giornalisti che si occupano di tv, e addirittura servirsi della Tv per fatti personali. Cominciò Rascel. Poi abbiamo avuto Claudio Villa. Poi Gassman. Adesso Walter Chiari». A quell'epoca succedeva che i personaggi presi di mira dalle critiche giornalistiche rispondessero dagli schermi, dando così il via all'uso privato del mezzo televisivo. Questo solo per ricordare che il malvezzo viene da lontano, connaturato alla deriva egocentrica che la televisione provoca di per sé in chi la frequenta. Certo è che oggi questa deriva assume connotazioni esasperate, ridicole. E se qualche episodico vezzo personalistico si poteva perdonare a un Gassman o a un Chiari, poco o nulla è perdonabile alla bassa statura di chi continua a scambiare la tv per un affare privato.

Almeno si sfidassero a duello, i personaggi televisivi di oggi, visto che non riescono a dirimere certe questioni usando la posta o un'assemblea redazionale. Farebbero un ulteriore favore all'audience, perché le telecamere non vorrebbero certo mancare l'evento. Ma almeno il soccombente non ne potrebbe mai più approfittare.

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