Al Qaida esce allo scoperto: tifiamo per gli insorti

Mentre sulla litoranea della Grande Sirte offensive e ritirate si alternano a parti invertite con intervalli sempre più brevi, le bombe della coalizione continuano a colpire le armate verdi di Gheddafi. E nel porto di Misurata, ancora assediata, sono finalmente giunte due navi cariche di aiuti umanitari destinati alla città libica che più ha sofferto finora. All’indomani della conferenza di Londra anche le diplomazie si muovono, su vari fronti.
Chi decide Il comando militare della Nato sarà affiancato da un gruppo di contatto ristretto, la cabina di regia politica, composto da 12/14 Paesi al massimo. Che l’Italia ne facesse parte era scontato ma a scanso di equivoci il ministro degli Esteri Frattini ha ritenuto opportuno sottolinearlo.
Armi ai ribelli L’ipotesi, caldeggiata da Regno Unito e Francia e non scartata dagli Stati Uniti, è «l’extrema ratio» per Frattini, provoca la perplessità di Turchia e Germania e viene esclusa dalla Lega araba e da Belgio, Danimarca e Norvegia. Certo, anche la Francia riconosce che la risoluzione 1973 «non prevede» che gli insorti ricevano armi ma il suo ministro degli Esteri si dice «disposto a parlarne con i nostri alleati». Un problema, visto che il segretario generale della Nato, da ieri finalmente al comando delle operazioni, ricorda che si opera in Libia «per proteggere le popolazioni e non per armarle». E che il rappresentante italiano presso la Nato descrive l’ipotesi come «una violazione della risoluzione 1973». Che è quello che dicono la Cina e la Russia. E il contrario di quanto ha sostiene la Clinton.
Al Qaida La questione delle armi si intreccia con quella delle possibili infiltrazioni di fondamentalismo e terrorismo islamico nei vertici degli insorti. La Clinton sprona Cia e intelligence varie lamentando che «ancora non abbiamo informazioni precise su individui specifici». Ieri i fedeli di Bin Laden e i Fratelli musulmani sono usciti allo scoperto. «Siamo per la libertà d’espressione», scrivono i primi su una loro rivista online, «nella Libia del futuro vogliamo contare», dicono i secondi.
Esilio Gli insorti vogliono processare Gheddafi, quasi tutta la coalizione, Usa compresi, lo vogliono ostracizzato mentre per gli inglesi il futuro del Colonnello, una volta non più raìs, è l’ultimo dei problemi. «Dobbiamo far capire a Gheddafi che è giunto il momento di lasciare», ha detto Frattini ieri, dopo 11 giorni di bombe su Tripoli. Martedì, pomeriggio e sera, alcuni missili alleati avevano colpito il quartiere dove si trova il bunker del raìs. Il quale, per tutta risposta, ieri ha mandato la figlia Aisha al fronte, per galvanizzare le armate verdi.

L’Uganda, comunque, è disponibile a dargli asilo, il Venezuela no.
Defezioni Secondo la tv Al Arabyia il ministro degli Esteri libico, Moussa Koussa, che era in Tunisia per una visita privata, si è rifugiato a Londra.

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