Al Qaida mantiene la promessa: 74 morti in Uganda

I talebani somali e i loro padrini di al Qaida ce l’hanno fatta a colpire i Mondiali, anche se in Uganda, facendo strage di tifosi incollati davanti ai maxi schermi per la finale. Prima avevano annunciato le bombe alla vigilia della Coppa del mondo, minacciando anche gli azzurri, per vendicare un loro comandante fatto secco dagli americani e poi hanno ritrattato. Alla fine sono riusciti a colpire pochi minuti prima del gol spagnolo contro l’Olanda, a Kampala, capitale dell'Uganda, ammazzando 74 persone (compreso un americano) e ferendone un centinaio.
«Ricordo solo di aver corso sopra dei corpi che zampillavano sangue. È stato orribile» racconta alla Bbc Andinda Moses, una sopravvissuta ugandese di 21 anni. Lunedì sera era andata a seguire l’ultima sfida mondiale al Lugogo Rugby Club di Kampala. Pochi minuti prima, dall’altra parte della città nel sobborgo di Kabalagala, scattava l’attacco del terrore. In un noto ristorante etiopico, dove la gente guardava in tv Spagna-Olanda, la prima esplosione ha falciato una quindicina di persone. Sembra che al club del Rugby frequentato dagli stranieri abbiano agito uno o due kamikaze. Qualcuno dei sopravvissuti ha sentito una prima detonazione senza capire bene cosa stava accadendo. La seconda è stata devastante. L’attentato ha ucciso una sessantina di persone. Gli investigatori hanno trovato una testa quasi intatta dalle sembianze somale, che potrebbe appartenere ad uno dei terroristi suicidi.
«Gli al Shabab sono responsabili delle due esplosioni in Uganda - ha dichiarato sheik Ali Mohamud Rage, portavoce dei talebani somali -. Ringraziamo i mujaheddin per aver portato a termine l’attacco». La tipologia di obiettivi rappresenta un chiaro messaggio. Il ristorante è stato scelto perché l’Etiopia viene considerata la potenza «cristiana» del Corno d’Africa intervenuta militarmente più volte in Somalia contro gli emuli di al Qaida. L’Uganda e il Burundi hanno fornito il grosso delle truppe alla missione africana di pace di 6mila uomini, che cerca di puntellare il fragile governo di Mogadiscio assediato dagli al Shabab. Non solo: in Uganda un team militare dell’Unione europea (compresi tre italiani) ha iniziato l’addestramento di 2mila reclute anti talebane del neonato esercito somalo. Per il portavoce degli al Shabab è solo l’inizio: «Abbiamo mandato un messaggio all’Uganda e al Burundi. Se i loro soldati non se ne andranno dalla Somalia le esplosioni continueranno anche a Bujumbura (capitale del Burundi nda)».
Secondo Kale Kayihura, ispettore generale della polizia ugandese, gli attentati erano stati preparati proprio per il mondiale: «Queste bombe miravano inequivocabilmente alla folla che seguiva la Coppa del Mondo». I talebani somali hanno proibito il calcio, come «atto satanico» nelle 9 province centro meridionali su 10 che controllano. A Mogadiscio hanno sorpreso un gruppo di giovani tifosi che guardava in tv Argentina- Nigeria. Due sono rimasti uccisi da una raffica e gli altri arrestati.
L’Uganda, perla d’Africa, è un’alleata di ferro degli Stati Uniti, che ieri, con lo stesso presidente Barack Obama, ha condannato i «vili e deplorevoli attentati». Il padre-padrone del paese e capo di stato, Yoweri Museveni, visitando i feriti ha giurato che «i terroristi la pagheranno. Li prenderemo da qualunque parte arrivino». A Mogadiscio sono attesi 2.

000 soldati di pace africani in più. E il viceministro degli Esteri di Kampala, Okello Oryem, ribadisce: «I terroristi sono dei codardi, ma in Uganda non siamo vigliacchi e i nostri militari non se ne andranno dalla Somalia».
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