Che straordinario uomo di spettacolo è stato Salvador Dalì! Con i suoi baffetti improbabili, da matador in pensione, con la sua mimica bizzarra ed esasperata, con il senso istintivo della teatralità che traspariva da ogni suo gesto, da ogni parola pronunciata nel consueto tono fra il circense e l'oracolare, avrebbe potuto essere un grandissimo attore. E invece è stato uno dei più popolari, intriganti e controversi pittori del Novecento, l'autore di opere entrate nell'immaginario collettivo, di veri e propri loghi, come «gli orologi che si sciolgono», o «le torri che oscillano». Da domani, fino al 30 gennaio 2011, a Palazzo Reale si potrà vedere un altro Dalì: pur sempre visionario, ma un po' meno forzato e irriverente; soprattutto più intimo, più meditato. Il sogno si avvicina, la mostra curata da Vincenzo Trione e prodotta dal Comune di Milano insieme con 24 Ore Cultura, prende infatti di mira l'interesse del pittore spagnolo per il paesaggio. Ovviamente si tratta del paesaggio osservato nella sua personalissima e un po' stravolta prospettiva: di una dimensione composta, come scrive Trione, da «spazi fantastici, inospitali, abitati da individui sottoposti ad anamorfosi, da persistenze naturali invasive, da architetture in bilico tra solidità e liquidità, tra monumentalità e consunzione». Anche questo territorio, pervaso da reminiscenze biografiche (inevitabili i riferimenti alla Costa Brava, dove l'artista soggiornò per decenni) e tensioni spirituali, ha tuttavia in sé qualcosa di teatrale: un sapore spettacolare che conferma la grande intuizione del Dalì surrealista: considerare l'inconscio un set, guardare all'anfratto più recondito della psiche come se fosse un animato palcoscenico. Sarà per questa ragione forse che l'opera che più sorprende e incuriosisce, tra le cinquanta esposte a Palazzo Reale, è un film d'animazione realizzato a quattro mani con Walt Disney. La storia di Destino - questo il nome solo apparentemente poco disneyano del cortometraggio - si meriterebbe a sua volta un film (ed è stata invece sceneggiata, con numerose e ovvie licenze poetiche, nel numero di Topolino in edicola da oggi). Nel 1946, a guerra appena conclusa, Dalì e Disney si incontrarono a Hollywood per dar vita a una temeraria creazione: un'opera in cui fondere il talento onirico del pittore spagnolo e il genio creativo del regista e disegnatore americano. I contatti proseguirono a lungo, gli schizzi preparatori si moltiplicarono, ma il film non vide mai la luce. Quando nel 2003 Roy Edward Disney, il nipote di Walt, decise di cimentarsi con Fantasia 2000, il seguito dell'omonimo lungometraggio del 1940, dagli archivi della casa di produzione spuntarono i disegni del '46. Destino venne quindi completato da Roy e distribuito nei cinema americani nel 2003. Da fine novembre sarà disponibile anche in Italia in versione Blu-ray Disc, quale contenuto speciale di Fantasia 2000 che, in contemporanea al capolavoro del '40, debutterà in alta definizione in prossimità delle feste natalizie.
Destino appare oggi come un sorprendente ibrido tra l'estro un po' tenebroso di Dalì e la fantasia paradossalmente rigorosa e professionale di Disney. Ma soprattutto questo cortometraggio di soli 6 minuti (in cui vediamo una ballerina intenta a cercare l'amore che si aggira per paesaggi riarsi e conturbanti) fa intuire la complessità di fondo del personaggio Disney, in barba a una vulgata desunta da certi suoi film che lo vorrebbe perennemente limpido e spensierato.
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