O ra anche lItalia ha la sua rock photo gallery, sul modello di Morrison Hotel o Proud. Solo che luna sta a Los Angeles e l'altra a Londra, mentre qui siamo nel cuore delle Langhe, ad Alba, più nota per lenogastronomia che per il rnr. Il merito è di Guido Harari, il più grande fotografo italiano di musica, che dopo quarantanni di carriera ha voluto regalarsi, nella città piemontese in cui ha scelto di vivere, il primo spazio interamente dedicato allattrazione fatale tra suoni e visioni, che ha voluto chiamare Wall of Sound Gallery. La mostra inaugurale di questo luogo destinato a diventare certamente di culto ha aperto venerdì scorso: My Back Pages # 1, omaggio alla canzone di Bob Dylan e soprattutto a quei maestri che lo hanno idealmente accompagnato nel viaggio dentro la musica. Harari, infatti, propone alcune delle sue foto più famose, tra cui lo scatto di Fabrizio de André addormentato accanto al termosifone o un beffardo close-up di Paolo Conte. Tutti i protagonisti della nostra canzone sono stati immortalati dal suo obiettivo (Nannini, Vasco, Zucchero, Baglioni
) ma anche big stranieri quali Zappa, Cohen, lo stesso Dylan, Peter Gabriel e Lou Reed. Per questa prima tappa Harari ha raccolto delle immagini strepitose, a cominciare dallo scatto di uno sconosciuto 17enne, Ed Caraeff, che nel 1967 a Monterey salì su una sedia e con lultima foto del rullino immortalò Hendrix inginocchiato davanti alla chitarra in fiamme. Si prosegue con Henry Diltz, autore di storiche copertine di dischi, tra cui Morrison Hotel dei Doors e Desperado degli Eagles. Dello stesso ambito è Herb Green con lo scatto di Surrealistic Pillow dei Jefferson Airplane e diversi ritratti intensi di Janis Joplin e Led Zeppelin realizzati alla fine degli anni 60.
È proprio quello il momento storico in cui il rock diventa la colonna sonora di chi vuole cambiare il mondo. Dello stesso periodo sono le foto di Art Kane (cui sarà dedicata una personale a maggio), ad esempio gli Who avvolti nella bandiera della Union Jack o i Cream seduti sui binari del treno. Astrid Kirchherr, invece, conobbe i giovanissimi Beatles ad Amburgo e lì inseguì con il suo obiettivo: il romanzo di formazione della pop band che ha fatto ripartire da capo il calendario della musica. Di Jim Marshal è invece il drammatico ritratto di Janis Joplin con la bottiglia in mano, poche settimane prima di morire, e anche quello ironico di Miles Davis in tenuta da pugile. Lo stile di Norman Seeff è più glamour, lo testimonia il primo piano di Ray Charles o il reportage sui Rolling Stones nel 1971, mentre incidevano il loro capolavoro Exile on Main Street.
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