Quando la satira oltraggia i defunti

Sono uomo di mondo e di vecchiaia, ne ho viste tante, in politica e in giornalismo. È difficile che qualcuno e qualcosa, nel tourbillon delle polemiche, riesca ancora a ispirarmi disgusto. «Meglio», il supplemento satirico dell’Unità affidato alle cure di Sergio Staino, c’è riuscito. Non per il suo tono generale, che è d’una volgarità tra l’adolescenziale e il pecoreccio, e nemmeno per gli esibiti riferimenti sessuali. La vignetta d’un Fini impegnato in maneggi autoerotici è orribile, ma un po’ se la sono meritata quei senatori di An che mangiavano mortadella nell’aula di Palazzo Madama per celebrare la caduta del governo Prodi. Posso anche tollerare l’irrisione al Papa, sapendo che il trovarla indecente sollecita ire laiciste, con richiami alla satira anticlericale furoreggiante dopo l’Unità d’Italia. (Perfino la coprolalia di Daniele Luttazzi può essere valutata con indulgenza, in considerazione del linguaggio abituale dei nostri teenagers).
Tutto sommato roba di poco conto, e non c’entra con il mio disgusto. Che è derivato da una pagina intera dedicata - si fa per dire - a un evento luttuoso, la morte della mamma di Berlusconi. Mentre Walter Veltroni si profondeva - nell’annunciare i suoi propositi di leader del Pd - in appelli per una competizione elettorale più civile, il quotidiano che è stato fondato da Antonio Gramsci e che di Walter Veltroni interpreta il pensiero, dava questo saggio d’umorismo: «L’Italia è in lutto per la mamma di Berlusconi. Tutti in camicia nera per almeno cinque anni» (il riferimento è alla durata della legislatura). E poi una figura di ragazza seminuda cui viene attribuita, a fumetto, questa considerazione: «La cosa che più mi inquieta di lui è che sua madre sia morta a 97 anni». Ancora: «Adesso mamma Rosa è lassù, sul satellite». Questi saggi di elegante ironia erano accompagnati da un testo firmato da Andrea Frau (meglio le poltrone omonime) che - sotto il titolo «Meno morte per tutti» - cominciava così: «Dopo la morte della madre, Berlusconi ha dichiarato in lacrime che se dovesse vincere le elezioni, nei primi cento giorni della sua presidenza abolirà per sempre la morte».
Credo d’aver dato ai lettori un’idea sufficientemente chiara dei contenuti d’umorismo che l’Unità - tramite Staino - ha osato proporre. Lo sberleffo per il lutto, l’irrisione al dolore di chi è stato colpito nel più grande dei suoi affetti, la straniazione dell’avversario politico che non è più un essere umano per i cui sentimenti si debba avere rispetto, ma un alieno malvagio. Degno di avere una madre che non è volata in cielo, ma nel satellite. Se vuol avere ancora un po’ della considerazione che gli abbiamo riservato Walter Veltroni si affretti a dissociare le sue responsabilità da quelle dell’Unità, e l’Unità si affretti a dissociare le sue responsabilità da quelle di Staino.

Forse qualcuno, un capo veltroniano, chiederà scusa a Berlusconi: sarebbe il minimo. In tanti abbiamo voglia di chiederla alla signora Rosa, anche se di queste vergogne e di queste miserie non le è importato nulla quand’era in vita, e nulla di nulla le importerà adesso.

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