«Quei dazi brasiliani sono scandalosi»

Non è un momento felice per la nautica italiana, ma almeno i suoi rappresentanti godono di grande prestigio si fanno apprezzare anche a livello internazionale. Lo scorso fine settimana c’è stato un plebiscito per Lorenzo Selva, presidente e amministratore delegato di Selva Spa, società che da oltre mezzo secolo produce motori marini di qualità.
In occasione dell’assemblea generale dell’European Boating Industry, infatti, Selva è stato confermato alla vicepresidenza (unico tra i vertici Ebi), mentre per la seconda volta è stato rieletto alla presidenza del comitato esecutivo di Icomia (l’associazione nata nel 1965 e che raduna 34 Paesi) e che ha lo scopo di rappresentare le federazioni nautiche nazionali, costituire una voce unica dell’industria nautica nel mondo e organizzare i saloni che contano attraverso l’Ifsbo, praticamente l’associazione sorella. Per la cronaca, Selva è consigliere Ucina dal 1996 e vicepresidente dal 2002
Presidente, è un prestigioso riconoscimento.
«Non posso che essere felice. L’ho saputo stando a casa, bloccato dall’influenza. Evidentemente l’impegno, la correttezza e la schiettezza pagano anche a distanza…».
Lei non è certo un diplomatico, preferisce navigare di bolina... Però mantiene sempre le sue promesse come il primo «Boat Show Calculator», il programma che offre veri raffronti tra i saloni internazionali.
«Per gli addetti ai lavori è uno strumento fondamentale per capire come muoversi, soprattutto in un momento in cui ci sono mercati in crisi come quelli del Sud Europa - Italia compresa - e altri in lieve ripresa sul 2010 come Francia, Germania e Scandinavia. E altri ancora che viaggiano bene come Brasile e Cina, sia pure con vocazione diversa».
In effetti, a detta di molti, rappresentano il nuovo Eden...
«In teoria. Il Brasile è interessante per chi ha la possibilità di costruire in loco e non a caso i grandi gruppi stanno agendo in questa direzione. La Cina per ora è solo un mercato per yacht da 15 metri in su. Il problema che mi sta particolarmente a cuore è che i cantieri europei di barche medie e piccole non possono competere in maniera adeguata per via dei dazi doganali altissimi. Trovo scandaloso che loro possano averli e noi invece non poniamo alcuna limitazione all’import da quei Paesi che ormai non sono più i parenti poveri, ma veri competitor».
Questo è un ragionamento da imprenditore preoccupato, ma altri settori in crisi accusano velatamente Ucina di lamentarsi troppo...
«Non sono lamentele tanto per portare a casa due soldini o il piccolo vantaggio. Noi insistiamo per far capire il vantaggio di iniziative a costo zero - ripeto, a costo zero! - che danno ossigeno a un settore in grave difficoltà, ma soprattutto fanno guadagnare l’Erario e la collettività. Ecco perché il Decreto Sviluppo è un passo importante: da troppo tempo alcuni governi non percepivano la necessità di dare un segnale concreto. Adesso abbiamo qualche arma in più per lavorare nei prossimi mesi».
Se poi ci fosse l'atteggiamento giusto…
«In effetti, si respira un’atmosfera poco propizia verso la nautica. Odio il vittimismo e non penso che il nostro settore sia più tartassato di altri. Però non si può negare che ci sia storicamente un atteggiamento di pregiudizio verso il diporto: non sopporto più l’equazione armatore-evasore fiscale. Devono finirla, è davvero ora di dire basta».
Detto questo, cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo Salone di Genova?
«Una grande rassegna. Lo so che qualcuno sorriderà, magari mi prenderanno per matto.

Ma la realtà è che avendo maggiore spazio per gli espositori, saremo in grado di offrire di più al pubblico a partire dal primo sabato con l’apertura sino alle 23, iniziativa che secondo me piacerà tantissimo. Aggiungo che ci aspettavamo un calo superiore delle prenotazioni per gli stand, limitato al 10%. Io dico: venite a Genova, vi aspetta un buon salone, organizzato come si deve e con tante belle barche».

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