Quei veronesi poco «popolari»

In pole positition resta Corrado Faissola, l’amministratore delegato di Banca lombarda. I giochi per la successione di Maurizio Sella alla presidenza dell’Abi sono appena iniziati. Ma le banche hanno già definito i loro orientamenti. Vediamoli. La triplice alleanza tra Capitalia, Sanpaolo e Intesa vota Faissola. Il terreno era stato ben preparato da Gianni Bazoli, presidente della Banca Intesa, uomo forte proprio della lombarda e saggio Abi. Chissà se tutto rimarrà uguale nelle prossime settimane alla luce delle nuove difficoltà giudiziarie per il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. La linea di Unicredit e di Alessandro Profumo è, infatti, quella di promuovere alla guida dell’associazione dei banchieri una figura dalle caratteristiche maggiormente «politiche». Un banchiere che sappia dialogare con i palazzi della politica, conoscendoli. Insomma è l’identikit di Roberto Mazzotta, abile numero uno della Popolare di Milano. Unicredit, pur avendo rotto il fronte delle grandi banche, alla fine, se le condizioni non cambiano, resterà in solitaria minoranza. Le banche popolari non appoggiano infatti Mazzotta.

La più ostile è la Popolare di Verona e Novara, che probabilmente sulla corsa all’Abi talvolta confonde il piano delle rivalità industriali con quello delle esigenze associative. Insomma la strada di Faissola per il momento è in discesa, non solo per l’indiscusso appoggio dei big, ma anche per l’incapacità dei piccoli a coagulare un consenso. In panchina Abete e Salvatori.

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