È molto malato e prima di marcire in galera vuole deporre un mazzo di fiori sulla tomba della figlia. Il nuovo Ratko Mladic, o forse il Ratko Mladic che stanno velocemente rielaborando i suoi avvocati, è molto diverso da quello sin qui rappresentato nella storia. Lavevamo lasciato tra i primi cinque o i primi dieci criminali del secolo, i requisiti in regola per reggere il confronto con i veri maestri del ramo, gli Hitler e gli Stalin, ma allimprovviso ce lo ritroviamo fragilissimo e smarrito, addirittura in preda alle umanissime debolezze, persino vittima dei sentimenti. Via, come si fa ad accanirsi su questo povero vecchio?
Raccontano le fonti vicine al procuratore serbo per i crimini di guerra, Bruno Vekaric, che sin dal giorno della cattura, giovedì scorso, il sanguinario generale avesse chiesto di visitare la tomba della figlia Ana. Forse un modo per chiudere almeno quel discorso, o per alleggerire la coscienza almeno del peso più intimo. La ragazza si era sparata nel 94 con la pistola di papà, si dice schiacciata dalle indicibili nefandezze di questo spietato papà.
Allalba dellultimo giorno di libertà, prima di salire sullaereo che lo porta allAja per chiudere i conti con la storia, il generale cede il posto al padre. Papà Mladic ottiene il permesso di raggiungere il cimitero di Topcider, dove riposa Ana. Nel segreto assoluto, un lungo corteo di mezzi blindati lo scorta alla periferia di Belgrado. Cè anche unambulanza, si premurano di precisare gli avvocati, perchè non bisogna dimenticare che luomo è malatissimo, sta in piedi per miracolo, non si sa anzi come possa reggere il peso del trasferimento allAja (è veramente molto singolare: tutti i più grandi latitanti, quando finiscono in manette, diventano improvvisamente pazienti terminali).
La visita dura pochi minuti. Mladic, il padre, si china sulla tomba in marmo di Ana. Accende una candela, depone un mazzo di fiori bianchi, con una rosa rossa nel mezzo. Solo il Cielo sa se questo padre è capace anche di una preghiera. Nel caso, devessere una preghiera ben strana, perchè va a intrecciarsi con tutte le preghiere di padri e di madri che proprio quel padre ha crudelmente perseguitato, portando via dalle famiglie tante ragazze e tanti ragazzi come Ana.
Mladic è assorto, Mladic è commosso. È un poveruomo rimasto solo, senza futuro e senza speranza. Il suo passato lo insegue e lo chiama adesso a rendere conto. Chi può dire se questo pellegrinaggio sulla tomba della figlia, di quella figlia che non ha saputo difendere, sia solo il primo passo di un percorso molto più lungo e più tortuoso, con la meta finale di una resa totale, con lammissione delle proprie colpe e con laccettazione della giusta pena. Nessuno è in grado di leggere il discorso muto che quel padre intreccia con la figlia. Nessuno può davvero sapere se questo criminale incallito sarà mai capace di chiedere perdono, almeno ad una figlia.
Nessuno tocchi Caino, così impone la sfida più difficile del messaggio più alto. Questo Caino ha le mani che grondano sangue, è un Caino che non ha mai accettato di rispondere delle proprie atrocità, è un Caino che ancora adesso si dice troppo malato per affrontare un processo. Lavevamo lasciato come il peggiore degli uomini, abbiamo sperato per anni di poterlo chiudere in galera e sbattere via la chiave, come si meritano i sadici tagliagole come lui, ma improvvisamente ce lo ritroviamo davanti a una tomba, piegato dal ricordo, intenerito dalla malinconia. Via, si può infierire su questo povero vecchio?
La risposta sta nella giustizia degli uomini: su questo povero vecchio non si può e non si deve infierire. Bisogna solo aspettare che il papà Mladic lasci il cimitero, per salire finalmente sullaereo che lo porta allAja.
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