Quella strana «bomba» anti-islamica

Molti i dubbi sul movente. Castelli (Lega): «Solo un pretesto per gli estremisti»

Matteo Sacchi

da Milano

Una strana bomba anti islamica quella fatta brillare dagli artificieri, nella notte di domenica, in via Solferino 33 a Milano. L’ordigno era posizionato in bella vista di fronte alla saracinesca del ristorante «Il Sud», noto per i molti clienti extracomunitari. Un locale con cui i musulmani milanesi hanno a che fare relativamente. Era quello il bersaglio? Oppure qualcuno voleva colpire il centro islamico «il Fondaco dei Mori» che si trovava lì e ha chiuso i battenti tre anni fa?
Quanto alla miccia del tubo esplosivo, definito dalla polizia come «artigianale» era già spenta, o volontariamente o per la pioggia, prima che intervenissero le forze dell’ordine. Difficile quindi capire le intenzioni degli attentatori e il reale potenziale della bomba. L’unica cosa certa è che per farla brillare ci sono voluti tre tentativi degli specialisti. Non meno enigmatica la rivendicazione, brevissima, al quotidiano Libero: «È iniziata la campagna contro il mondo islamico». Nessuna sigla, o indicazione di un movimento strutturato. Tutti fattori che hanno acceso dubbi sulle intenzioni degli attentatori.
Il vice sindaco di Milano con delega alla Sicurezza, Riccardo De Corato, ha parlato di attentato «dimostrativo» da «non sottuvalutare ma, credo, nemmeno da enfatizzare».
Sull’argomento è intervenuto anche il leghista e vice presidente del Senato Roberto Calderoli: «Lo pseudo attentato di via Solferino presenta molti lati oscuri. Resta l’ipotesi di un mitomane ma ci sono anche quelle del “servizietto” oppure di chi questa bomba può essersela messa da solo per giustificare un fallo di reazione». Una tesi che convince anche l’ex guardasigilli, Roberto Castelli (Lega): «Il gesto, su cui restano sospesi molti dubbi, offre un pretesto agli elementi estremisti per porre in atto atti di violenza».
Perplessità in parte condivise anche dalla comunità islamica. Il portavoce dell’Ucoii Hamza Piccardo non riesce a capire «perché abbiano scelto quel quartiere dove non c’è presenza islamica...

anche come luogo simbolico è lontano dalla memoria della gente». Il più spaventato sembra così essere il ministro Amato: «I radicali che lanciano le bombe contro l’Islam non sono meno pericolosi dei terroristi islamici».

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