Monza - Vivere pericolosamente. A rischio di tibie, stinchi, omeri e quant’altro. Ma Silvio Berlusconi non si ferma nemmeno davanti al tackle scivolato che un’arzilla vecchietta elettrice di Forza Italia gli tira a freddo pur di fermarlo per stringergli la mano, prendendo in contropiede la scorta. Ore 18.10, ponte dei Leoni, Monza: temperatura esterna 27, temperatura interna, tra la folla in deliquio che sembra già assiepata per la finale di Coppa del Milan ad Atene, circa 45 gradi. «Siamo qui per parlare di Monza quindi è bene precisare - attacca Berlusconi - che un voto dato a Mariani è un voto dato a Berlusconi, perché queste elezioni avranno una rilevanza nazionale. Perché anche qui, come in tutta Italia, percepiamo lo scontento della stragrande maggioranza degli italiani che vuole cambiare, tanto che l’ultimo sondaggio ci conferma che il 58% degli elettori oggi voterebbe per il centrodestra».
Non siamo nemmeno all’inizio della passeggiatina che l’ex premier ha in animo di fare in compagnia di Marco Mariani, il candidato sindaco a cui è venuto a portare il suo appoggio, e già corso Vittorio Emanuele sembra solo un budello soffocante dove i «viva Silvio», le strette di mano e i baci, specie sulle guance femminili sotto i trent’anni, si sprecano. Due passi, giusto due passi e una giovane mamma gli piazza tra le braccia il suo bimbo, Pierpaolo 4 mesi, un ciuffo ribelle che punta come una lama verso il cielo. «Complimenti si vede che a stare in mezzo a questa gente non ha paura di nulla, crescerà bene». E lei di rimando: «Vede presidente, l’unica cosa è che al solo pensiero che possano tornare i comunisti gli si rizzano già i capelli». Risate, baci, abbracci.
Già, i comunisti. «Pensavo che la sinistra avesse abbandonato la sua vecchia ideologia. Ai loro congressi avevo ascoltato parole di pace e di rispetto che mi avevano aperto il cuore. Purtroppo i fatti ancora una volta li smentiscono. Non cambiano mai, hanno tentato in passato di farmi fuori coi loro giudici ora ci provano con due leggi che sono pensate appositamente contro di me. La legge ammazza-Mediaset che è un provvedimento banditesco e quella sul conflitto di interessi, una legge anticostituzionale per evitare che il leader dell’opposizione, che ha più del 50% dei voti, sieda al governo. Allora io dico a questa sinistra che è andata al governo nel modo in cui ci è andata, che restiamo convinti che ci siano stati dei brogli. Per questo motivo ancora una volta chiediamo di ricontare le schede. Ma la sinistra non ci permette di ricontarle. Se fossero così sicuri di aver vinto bene non avrebbero timore, no?».
Centimetro dopo centimetro non siamo neanche arrivati all’Arengario e il fazzoletto bianco che Supersilvio toglie e rimette in tasca è già inzuppato di sudore. Lo acclamano dai balconi, lo invitano a entrare nei negozi. Lo aspettano per un rinfresco i barman del Tea-Rose in piazza del Duomo. «Presidente mi aiuti, difenda i giovani che come me hanno un diploma e vogliono un lavoro in regola, dignitoso», gli urla una ventenne in piedi, sopra una panchina. Sorride il Cavaliere. «Sei bellissima, vedrai che le cose cambieranno, la sinistra fa solo demagogia e si appropria persino di meriti non suoi». Poi puntualizza per i giornalisti: «Non vedo alcun merito da parte di questo governo. Il tesoretto è dovuto alla nostra finanziaria del 2005. La spesa pubblica invece nel 2006 è salita oltre il 50% come non era mai successo. Loro sono solo capaci di parole vuote, tipiche di chi si pavoneggia con le piume di un altro». Gira per incamminarsi verso piazza Duomo e si concede una sterzata di politica estera «Sarkozy ha visto me come modello. Ho governato cinque anni, le sue idee sono le mie. Gli sono amico da anni, tanto che, appena eletto, credo proprio che abbia fatto a me la prima telefonata. Sarkozy è un moderato nel senso positivo del termine, un conservatore, ciò non significa che non sia un rivoluzionario, è un uomo che sa cambiare la vecchia politica, come penso di esserne capace io. In ogni caso con lui cambierà l’atteggiamento della Francia in Europa». Ma il grido di due giovani fans avviticchiati a un palo della luce, «Silvio sei tu l’unico presidente», lo riporta immediatamente alle cose di casa. Il Partito democratico? «Vedo che c’è già una grande confusione sulla leadership, sulla collocazione nel Parlamento europeo, sulla politica estera. Adesso hanno persino iniziato a litigare sulla data in cui si devono incontrare per i primi adempimenti». Ma anche sul fronte interno Berlusconi non si risparmia: «Prima delle elezioni erano tutti d’accordo sulla necessità di una maggiore unità tra i partiti del centrodestra poi qualcuno ha cambiato opinione.
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