La radioterapia diventa sempre più utile

Nella cura di alcuni tumori maligni (prostata, laringe, colon retto, leucemie) la radioterapia - che utilizza radiazioni ionizzanti che attaccano le cellule neoplastiche ma risparmiano i tessuti sani - si rivela utilissima. L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda il suo impiego nel 50 per cento dei tumori maligni. In Italia, questa percentuale, cui si avvicinano Svezia e Olanda, appare lontana. Il Registro-Tumori della Regione Toscana segnala un 32 per cento che forse è il traguardo più alto dell'intera nazione. Ne parliamo col professor Giampaolo Biti, cattedratico di radioterapia dell'università di Firenze e direttore di una moderna Unità di radioterapia oncologica nella struttura ospedaliera di Careggi.
«Questa metodica - dice - può essere impiegata da sola o in associazione con la chirurgia. Questa seconda scelta è preferibile nei tumori della mammella, del polmone, del cervello e dell'apparato respiratorio: patologie in cui riesce spesso a scongiurare le recidive».
Nel reparto di radioterapia diretto dal professor Biti vengono trattati circa 200 pazienti al giorno ambulatorialmente. I posti letto permettono ricoveri di breve e lunga durata.
Il problema dei costi non deve rappresentare un ostacolo, afferma il professore. Certo, la spesa iniziale destinata all'acquisto di queste sofisticate apparecchiature è alta, ma sicuramente inferiore al costo dei farmaci chemioterapici per lunghi periodi. Gli esperti di mercato ritengono che la somma destinata ai macchinari viene ammortizzata in meno di dieci anni e in questo lasso di tempo concorre a curare, spesso a salvare, molti portatori di tumori maligni.
Certo non basta usare le «macchine». Bisogna adeguarle alle continue innovazioni tecnologiche che ne estendono l'efficacia. Tali innovazioni aumentano la precisione del trattamento e garantiscono sia l'effetto tumoricida sia una notevole diminuzione degli effetti collaterali, acuti e cronici. A Careggi, accanto agli oncologi e ai radioterapisti ci sono ricercatori capaci di suggerire - dopo averli sperimentati - nuovi sistemi di implementazione tecnologica in campo radioterapico. Il professor Biti è orgoglioso, in particolare, di partecipare al Progetto “Maestro”, l'unico finanziato dall'Unione europea per lo studio delle radiazioni ionizzanti e del loro l'impatto sui killer tumorali. Conclusione: bisogna ampliare la rete nazionale dei Centri di radioterapia, oggi certamente inadeguata a risolvere i problemi dei malati di tumore, che purtroppo sono in aumento. In particolare va superato il divario che divide le regioni del Nord, più ricche di Centri di radioterapia, da quelle del Sud nettamente deficitarie. Non è una missione impossibile.

I poteri di cui oggi godono le Regioni permettono di raggiungere questo traguardo nell’arco di pochi anni. Ciò permetterà di meglio curare e spesso di salvare molti pazienti oncologici spesso trattati con terapie poco efficaci.

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