da Milano
Fuori dagli Usa si sta registrando un vero boom degli investimenti sulle attività di raffinazione: circa 100 progetti in campo che entro la fine del decennio dovrebbero consentire un aumento delle capacità produttive di 12 milioni di barili al giorno sui prodotti raffinati. Lo scrive il Wall Street Journal, che tra i gruppi europei più attivi cita lEni. Il mondo va avanti mentre negli Stati Uniti non si fanno progressi: «Unevoluzione che per gli anni a venire potrebbe rendere gli Usa più dipendenti dalle importazioni di prodotti come la benzina e il gasolio da riscaldamento», avverte il quotidiano, che cita cifre elaborate dalla società di consulenze scozzese Wood Mackenzie. Ad animare linteresse per il rafforzamento delle capacità di raffinazione è la crescente domanda globale, dice il Wall Street Journal, sospinta dalla rapida crescita di Cina e India. Tra i piani più ambiziosi vi è quello dellArabia Saudita. Ma non solo: «Gruppi europei come la Repsol Ypf e lEni - si legge - hanno anchessi un atteggiamento intraprendente sulla raffinazione».
Nel frattempo le compagnie americane, Paese che è di gran lunga il primo consumatore mondiale, continuano a non fare progressi sulla costruzione di nuovi impianti di raffinazione, nonostante lincremento dei prezzi di benzina, kerosene e combustibili per riscaldamento.
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