Nell'imminenza della ripresa di Champions League, don Fabio Capello ci aveva avvertiti dalla sua graticola di Madrid: il football italiano è ormai di seconda fascia. Viste le partite di andata (salvi restando gli auguri, e non ne servono pochi, per quelle di ritorno) può essere che il sergente friulano avesse e conservi una qualche ragione. La cosa almeno in apparenza un po' buffa è che, in leggero anticipo sull'esternazione di don Fabio, la Fifa, massimo ente del calcio internazionale, si era comportata come il metano: dandoci una mano.
In base a conteggi legittimi e che tuttavia potrebbero creare imbarazzo anche a qualche acrobata di un circo, essa aveva infatti decretato che l'Italia, dopo quasi 14 anni, è tornata a guidare il ranking planetario. Ma non tanto e soltanto perché la nazionale di Lippi abbia vinto il mondiale, o per un cumulo di risultati pluriennali dove stendere la somma dei più e dei meno è operazione di alta ragioneria, quanto per il fatto che di recente il Brasile ha perso contro il Portogallo. E i nostri dov'erano? A casa, al riparo da una non scontata amichevole con la Romania, soppressa per il blackout originato dai tragici incidenti di Catania.
Dunque, con tutto ciò che succede a casa nostra, la Fifa aveva stabilito che siamo primi. E qui chiediamo spazio per un sorriso. Dopo la vittoria italiana nel mondiale, Blatter, il metallico presidente Fifa, disse che quel successo non era meritato. E allora esplose una polemica che mise a rischio i rapporti dell'asse Roma-Zurigo. E Blatter, in visita dalle parti del Colosseo, ebbe in seguito modo di rettificare: per carità, poteva aver «fallato» ma si sa che a volte le parole, specialmente a caldo, stravolgono i pensieri e le intenzioni...
E poi? Proprio nel periodo dello storico marasma tecnico e del profondo disagio sociale che ci presentano attualmente al mondo tra i Paesi calcisticamente di coda, la Fifa ha detto che del pianeta calcio l'Italia è il faro. Un faro a suo modo certificato, beninteso. Beh, non si butta mai via la mazzetta anonima di euro che qualcuno ha disgraziatamente perso per strada.
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