Ranieri gioca con Mourinho e la Juve resta ferma al palo

Fa più notizia il battibecco tra allenatori che il gioco dei bianconeri: contro la Samp è di nuovo pareggio

Ranieri gioca con Mourinho e la Juve resta ferma al palo

nostro inviato a Genova

La Juve somiglia al suo allenatore: entrambi rischiano di non fare mai gol. Mourinho tira le bordate a Ranieri e il mister fa l’inglese nella risposta: «A 70 anni ho imparato inglese e spagnolo, ho fatto qualcosa anch’io. Ma ognuno ha i suoi tempi». Nemmeno un fioretto spuntato pungerebbe così poco. Con probabile sottinteso: la Juve se la gioca con la Samp, che non sta proprio bene (d’accordo ha pareggiato con l’Inter ma poi?) e cosa ne cava? Un solo tiro di Del Piero: palla sul palo. Errore o sfortuna? Errore e Del Piero si prende la croce. Tutta qui e poco altro la partita bianconera. Brutta faccia nel gioco, ancor peggio nella sua capacità offensiva.
Secondo pareggio consecutivo che mette tutti a mani in alto. Che fare? Ranieri ieri ha mostrato la faccia del rassegnato: «Questa è la squadra, ci mancherà molto Trezeguet». Vero e comprensibile. Ma servirebbe una miscela più esplosiva, altro che camomilla. Ieri c’erano tutti, ovvero la Juve dell’usato sicuro: Nedved, Camoranesi, Del Piero, Amauri e Sissoko. Sono stati guizzi e sprazzi, poi un lento affievolirsi di intenzioni ed anche di benzina. Camoranesi è stato inizialmente straripante, a dimostrare quanto faccia la differenza. Ma è durato poco. Nedved un vero uomo squadra, l’unico a non mollare fino in fondo e ad opporre personalità e forza di un campione agli ultimi fuochi della Sampdoria.
Ranieri ha cercato il gol con i due attaccanti a miglior qualifica, ma Amauri non ha mai inserito la spina e Del Piero l’ha staccata presto, rimediando pure qualche figuraccia (molle e incapace di tener palla) nella ripresa. Sono mancati i gol, in parte gli attaccanti, certamente il gioco: i fustacchioni del centrocampo ti corazzano, ma non ti spingono. Serve qualità per pensare ad una corsa di testa o, almeno, nelle vicinanze. La Samp nel suo minestrone di voglie e idee ha chiarito il concetto: col gioco te la cavi, poi servono gli attaccanti. Vedere i suoi scarsi risultati, per capire. Cassano ha fatto la punta unica a modo suo, girellando dove lo portavano il cuore e l’istinto. La Samp ha rischiato qualcosa all’inizio della partita. Ha rischiato di mollare campo a metà del secondo tempo, con la Juve impegnata in una prova di forza, più che di calcio ad alto potenziale. Ma, affidandosi alla regia di Palombo, al movimento di terzini, mediani, centrocampisti e affini, ha tenuto botta. Insomma ha mostrato la forza di un gioco, seppur tenerello. Anche se la Juve ha tremato solo per qualche bizzarria autodidatta, per una punizione di Cassano e per l’ultimo tiro di Dessena. E oggi dovrà tifare per i gol del Milan. Nonostante il solito fioretto spuntato del suo tecnico. Per chi tiferà fra Milan e Inter? Gli è stato chiesto. E lui: «Per il calcio», facendo rimpiangere la ruvida sincerità di Mourinho.
Invece nel frullatore di giocare ad alto ritmo della partita ha fatto spettacolo la vena oratoria di Cassano. Lui, proprio lui, nel primo tempo ha convinto l’allenatore suo a non farsi prendere dai nervi e a tener tranquillo Delvecchio, avviato sulla via dell’espulsione per istinti da attaccabrighe. Sembrava di vedere un mondo rovesciato. Ci voleva la Juve per scoprire il folletto di Bari nelle vesti del frate dispensator di pace. Poi, nella ripresa, è stato esilarante il duetto, mani davanti alla bocca, con Ranieri: l’allenatore gli chiedeva di evitare troppe scene per un fallo subito da Sissoko, e lui a spiegare che il problema stava nella pericolosità del fallo. Detto prima al tecnico, poi a Nedved con fare molto soft, sorriso sulle labbra e magari l’idea che un giorno sarà lui a vestire quella maglia.

Fra l’altro, quella di ieri non era la solita bianconera, ma l’inguardabile divisa di riserva.
Piccole ammoine che hanno reso più divertente la partita. Anche se, fra campo e tribuna, la corona del migliore in campo a Genova va alle hostess dello stadio: le uniche da scudetto in tanto conclave di stelle.

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