Rcs, i soci si «blindano» fino al 2009

Resta il nodo Benetton. Il lavoro del presidente e l’esigenza di evitare contraccolpi elettorali

Marcello Zacché

da Milano

Colpo di scena alla riunione di ieri dei grandi soci di Rcs, società che controlla il Corriere della Sera: il patto di sindacato tra i 15 azionisti è stato rinnovato anticipatamente per tre anni fino al 17 marzo del 2009, con la possibilità di disdetta sei mesi prima. Una scelta che ha eliminato il rischio di imminenti discussioni e ha compattato un gruppo non sempre omogeneo (Mediobanca, Fiat, Pesenti, Ligresti, Della Valle, Pirelli, Intesa, Generali, Capitalia, Lucchini, Merloni, Bazoli, Bertazzoni, Edison e Gemina): la finestra per la precedente disdetta si sarebbe aperta presto, entro il 30 giugno di quest’anno, data ultima in vista della scadenza del 30 giugno 2007.
In altri termini, entro tre mesi dalle elezioni politiche del 9 aprile, il patto avrebbe potuto saltare. Un’eventualità destabilizzante, che ha spinto il presidente della società, Piergaetano Marchetti, a lavorare per ottenere il risultato che ieri è stato messo nero su bianco dalla direzione del patto, presieduta da Giampiero Pesenti. Marchetti, arrivato alla presidenza di Rcs dopo la crisi tra i soci del 2004 e sotto le pressioni della scalata di Stefano Ricucci, persegue da allora l’obiettivo dell’unità del patto. Una «mission» che ora richiedeva questo intervento per due motivi: uno politico, l’altro gestionale. Sul primo fronte la necessità era quella di mettere Rcs al riparo da contraccolpi elettorali.
Per questo bisognava evitare che l’anno della disdetta fosse proprio nel 2006. Un punto su cui Marchetti ha trovato l’accordo di tutti i 15 soci, per evitare che quelli di loro più schierati (sia a destra, sia a sinistra) potessero essere attratti, dopo il 9 aprile, da propositi di vendetta. Allo stesso tempo il patto ha tenuto a confermare la fiducia al direttore del Corriere, Paolo Mieli, «le cui opinioni - si legge nella nota del patto - sono frutto di autonome decisioni nell’ambito dell’indipendenza garantita» dai soci. In altri termini, a 10 giorni dall’editoriale in cui Mieli ha auspicato la vittoria dell’Unione, i grandi azionisti all’unanimità hanno deciso di garantire l’autonomia del direttore del primo quotidiano nazionale.
Da qui a dire che su Rcs regna l’armonia, ce ne passa. Di certo questa è la nuova fotografia. Ma è prevedibile che da qui al 2009 equilibri oggi congelati cambieranno di sicuro: basta pensare al risiko bancario, che già oggi fa intravedere un riassetto di ruoli e di potere tra Intesa, Capitalia e Mediobanca; o alla Fiat, in rilancio ma non ancora in salvo; o ancora all’assetto tutt’altro che immutabile di Pirelli-Telecom.
Non a caso il tema dell’ingresso dei Benetton nell’azionariato (gli è stato offerto il 5% della quota di Ricucci) non è stato al momento affrontato. Anche se, secondo fonti del patto, la famiglia di Ponzano Veneto si potrà prendere tutto il tempo per pensarci ancora.
Dal lato gestionale, altri tre anni di stabilità rafforzano la posizione e il raggio d’intervento (per alleanze, acquisizioni) dell’ad Vittorio Colao. Che proprio ieri ha presentato al patto e al cda un bilancio 2005 migliore del previsto: 2,19 miliardi di ricavi (+1,9%), ottenuti con un incremento di oltre l’80% dell’Ebitda (262,9 milioni) e un utile netto più che raddoppiato a 219 milioni.

Il bilancio presenta anche debiti in calo e un aumento del dividendo del 17% a 11 centesimi. La Borsa, tuttavia, ha spinto i titoli del gruppo al ribasso dell’1,5% a quota 4,38 euro, non apprezzando la blindatura del patto e, quindi la minore contendibilità.
marcello.zacche@ilgiornale.it

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