Record di iscritti (e ritirati): un classico al Berchet

Al liceo classico Berchet di via Commenda si teme un altro boom di iscrizioni. «Ho dovuto ripetere l’assemblea di presentazione del progetto della scuola – dice Innocente Pessina, il dirigente scolastico – perché i genitori erano troppi. L’aula magna non accoglie più di 600 persone, e molti hanno dovuto tornare un’altra volta. Non vorrei trovarmi anche quest’anno a dover fronteggiare un numero di iscritti superiore alla disponibilità delle aule». Al Berchet attualmente sono state attivate 10 classi di quarta ginnasio: ma quanti degli iscritti proseguono qui gli studi? Paradossalmente, stando ai dati forniti dallo stesso professor Pessina, durante l’anno scolastico 2004-5 ben 135 studenti avevano abbandonato il liceo, e l’ scorso anno la linea di tendenza si era incrementata raggiungendo quota 145.
L’emorragia riguarda ovviamente soprattutto le prime classi, quelle del ginnasio. Quindi una percentuale variante dal 15 al 20 per cento si iscrive ma non ce la fa ad andare avanti. La prima ragione di fondo viene individuata nella non idoneità della scelta fatta al momento delle iscrizioni. Da alcuni anni la scelta del classico da parte delle famiglie milanesi è decisamente in crescita: siamo passati dal 5 per cento degli iscritti del 2001-2 al 6,5 per cento di quest’anno scolastico. Quasi un fatto di moda, insomma, che tuttavia spesso manca dei presupposti di preparazione. Tanto che spesso molti studenti preferiscono cambiare aria. Con che risultato? Che qualcuno di loro, in altri liceo milanesi ha potuto dimostrare di trovarsi a suo agio e, quindi raccogliere voti diversi: le pesanti insufficienze del Berchet sono diventate sufficienze piene al Manzoni. Lo ammette anche Guido Panseri, storico prof di filosofia al liceo di via Commenda che così spiega le contraddizioni che emergono in alcune classi: «Talora – dice – ci sono dei colleghi che non hanno seria attenzione ai bisogni formativi degli allievi: si sentono dei signori della cattedra, ma non agiscono con quella responsabilità professionale che oggi si richiede nella scuola con una popolazione studentesca che non è più certo quella di trent’anni fa». Il docente chiama in causa quindi il sistema didattico complessivo del liceo: «Anche noi abbiamo un pof, il piano di offerta formativo – continua Panseri – ma non basta usarlo per far bello il sito del Berchet. Deve essere un programma seguito da tutti, e invece prevale un comportamento individualistico che spesso mette in contraddizione il metodo dell’uno e dell’altro insegnante.

Così se non ci sono sensati criteri di valutazione condivisi si può assistere anche alle bocciature più discutibili». Al Berchet, insomma, il clima non è dei più distesi. Per questo continua l’esodo degli studenti che si è già verificato negli anno passati.

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