Jafar Panahi, uno dei più noti registi iraniani a livello internazionale, marcirà in galera per sei anni reo di non essere allineato con gli ayatollah. Lo ha confermato ieri la corte di appello di Teheran. Pochi giorni fa un’attrice iraniana è stata condannata a 90 frustate per aver recitato in un film controcorrente. Restano ancora in carcere tre dei sei cineasti che stavano girando un documentario, proprio su Panahi, per la Bbc.
In questo clima è attesa a Teheran, dal 31 ottobre al 4 novembre, una delegazione del parlamento europeo. La missione sarebbe la prima dell’attuale assemblea di Strasburgo, dopo che per tre volte era saltata. Panahi è stato arrestato nel marzo 2010 con l’accusa di girare, senza permesso, un film sulle proteste dell’Onda verde contro l’elezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. La sentenza di appello ha confermato anche il divieto di girare film e di espatrio per i prossimi 20 anni. Panahi è stato riconosciuto colpevole «di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale e fatto propaganda» contro la Repubblica Islamica. La polizia lo aveva fermato la prima volta quando aveva partecipato alla commemorazione di Neda Agha-Soltan uccisa durante una manifestazione.
Lunedì scorso l’attrice iraniana Marzieh Vafamehr è stata condannata ad un anno di carcere e 90 frustate. La sua colpa è aver recitato in un film che denuncia le difficoltà di espressione degli artisti nella Repubblica islamica. La pellicola, la «Mia Teheran in vendita», è stata girata da Granaz Moussavi, una regista che il regime ha messo al bando. Non solo: tre cineasti di origine iraniana su sei sono ancora in carcere dopo essere stati arrestati il 17 settembre perché stavano realizzando un documentario su Panahi. Il ministro dell’intelligence Heidar Moslehi, ha spiegato che la Bbc «non è un organo di informazione, ma un’organizzazione di ispirazione sionista» che fa spionaggio politico. La visita degli europarlamentari di fine ottobre rischia di far da foglia di fico all’isolato regime iraniano. I fautori dell’iniziativa sono l’ex presidente della commissione europea che si occupa di Iran, Barbara Lochbihler, ed il vice, Kurt Lechner. La prima è una pasionaria dei Verdi tedeschi, che ha sempre spinto per una linea più morbida con gli ayatollah. Il vicepresidente fa parte del Ppe, ma tiene conto degli interessi commerciali tedeschi in Iran. Con una lettera del 22 settembre la strana coppia ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione dalla presidenza del parlamento europeo per inviare una delegazione di 5 membri a Teheran. Secondo i documenti in possesso de Il Giornale i paletti nei confronti degli ayatollah sono deboli. La delegazione dovrà «sollevare il caso della signora Asthiani come prioritario» è il messaggio più forte. Stiamo parlando di Sakineh, l’adultera condannata alla lapidazione, che, come conferma l’ambasciata polacca a Teheran, «rimane nel braccio della morte». Tre europarlamentari italiani Marco Scurria, Potito Salatto e Salvatore Tatarella chiedono «in una lettera inviata al Presidente (del parlamento europeo nda) Buzek di annullare l’ipotesi che una delegazione europea si rechi in un paese, l’ Iran, che non offre garanzie in tema di rispetto della legalità e della democrazia». Giovedì verrà presa una decisione finale sulla missione.
La delegazione europea arriverebbe a Teheran dopo il revival di impiccagioni che contraddistinguono la fine del Ramadan.
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