E' stato in silenzio per quasi tre mesi, tanto che molti si sono chiesti se fosse oberato di lavoro a Firenze o se stesse meditando su quale ruolo assurgere e quali dichiarazioni rilasciare. Alla fine, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi l'ha rotto, questo silenzio. Prima con un'intervista al Foglio e poi con l'apparizione televisiva nella trasmissione In Onda della Gruber.
E a dire il vero Renzi non sembra cambiato. Mantiene sempre quel basso profilo, quando gli si chiede lumi sulla sua discesa in campo, e non si esime dallo sparare bordate contro i dinosauri del Pd, da D'Alema a Bersani, a cui rilancia con forza le primare, da convocare in autunno. Ma, a pensarci bene, la vera novità espressa da Renzi sta nell'abdicazione dal ruolo di rottamatore della classe politica.
A svelare chi sia l'unico e vero rottamatore è lo stesso sindaco di Firenze che assegna il ruolo che un tempo era suo nientepopodimeno che a Giorgio Napolitano. "Era arrivato un momento in cui c’erano due alternative: o si andava a elezioni e chi aveva le carte se le giocava oppure, visto che nella classe gli alunni facevano troppa confusione, arrivava un supplente. È stata scelta la seconda ipotesi e per me è stato come un certificato di rottamazione. La vecchia classe politica è stata in realtà rottamata dal presidente Napolitano". Il quale, a detta di Renzi, è stato "impeccabile. Ma bisogna dire la verità: ha rottamato un’intera classe dirigente".
Renzi ribadisce dalla Gruber quello che aveva detto il giorno prima sul Foglio: "Napolitano, dando il via libera al governo Monti, è come se avesse distribuito una sorta di certificato di rottamazione. È stato come un preside che ha chiamato in aula il supplente perché nessun professore si trovava nelle condizioni di poter far lezione".
Adesso però questo supplente, il sindaco di Renzi lo appoggia e ammette di fare il tifo per lui "perché ciò vuol dire fare il tifo per l’Italia. È un governo serio, spero però sia anche coraggioso nelle misure per la crescita. Un primo passo è stato fatto, ovvero si è riusciti a rimettere in ordine i conti, ora però bisogna rimettere in moto il paese, perché non basta salvarlo, bisogna anche rilanciarlo".
Se proprio si vuol trovare in Renzi un punto di disaccordo con l'esecutivo attuale, si deve tornare ai blitz anti evasione della Guardia di finanza a Cortina e a Milano. "Non sono lo strumento per risolvere l’evasione fiscale, non è facendo uno show che si risolvono i problemi, ma sicuramente danno un messaggio", spiega il primo cittadino fiorentino che poi precisa: "Bisogna però essere coerenti, perché se mentre andiamo a controllare gli scontrini per le città d’Italia non ci si accorge che un parlamentare ruba 13 milioni di euro dal conto corrente di un partito, è evidente che si ritorna alla solita contrapposizione tra politici e cittadini".
Quando gli parli di una sua eventuale candidatura, l'ex rottamatore si schermisce e replica: "Posso tranquillamente continuare a fare il mio lavoro, non sono un tarantolato che si alza la mattina con l’ansia di prestazione. Il punto però è capire cosa accadrà nel 2013 quando il governo Monti lascerà spazio alla politica, perché o tornano in campo i soliti Berlusconi, Bossi, Fini a destra e Bersani, D’Alema, Di Pietro a sinistra, oppure nel centrosinistra, come mi auguro, si fanno le primarie e si apre una competizione per una nuova classe dirigente".
Ecco, è quando si parla di sinistra e di primarie che Renzi si scalda. "Mi sembra che in alcuni dirigenti della vecchia guardia ci sia il tentativo di dire di lasciar stare, che le primarie sono una cosa del passato. E invece non è così, non sono un concorso di bellezza o di simpatia, ma è avere il coraggio di esporre le proprie idee. Se non vogliamo fare la figura dei pazzi per arrivare preparati alle prossime elezioni sarà necessario convocare delle primarie, aperte a tutti, senza escludere nessuno".
Poi ancora una staffilata ai vertici del suo partito: "Se le elezioni non ci sono state le colpe sono anche del Pd: non era un’alternativa e senza un progetto credibile le elezioni non si potevano convocare". Ma dopo il bastone arriva la carota per il segretario democratico con il quale Renzi dice di sentirsi adesso più vicino rispetto al passato: "In questa fase si è dimostrato serio, coraggioso e responsabile".
Ma è solo una magra consolazione per Bersani.
Perché Renzi, su una cosa è chiaro: "Questa classe dirigente si deve fare da parte: è impensabile che la generazione dei D’Alema e dei Bersani continui a essere anche tra un anno il simbolo del centrosinistra italiano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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