Riapre Fondazione Pini, la casa atelier di Bongiovanni Radice

Dipinti, stampe, porcellane, candelabri, maioliche, orologi, tappeti e arredi, tutti restaurati, si susseguono sala dopo sala a valorizzare i quaranta quadri esposti nella nuova esposizione permanente

Riapre Fondazione Pini, la casa atelier di Bongiovanni Radice
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Per chi ama il bello, le case-museo rappresentano sempre qualcosa di speciale; ce ne accorgiamo girovagando nelle città d'arte, compresa la nostra Milano che ne possiede eccome, basti pensare a Casa Boschi Di Stefano, a Villa Necchi Campiglio o alla stessa dimora Bagatti Valsecchi. Restando nell'area del centro storico, per l'esattezza al numero due di corso Garibaldi, riapre (per fortuna) un altro luogo degno di interesse e che ci aveva abituati a visite interessanti: parliamo di Fondazione Pini, la casa-studio del pittore lombardo Renzo Bongiovanni Radice (zio materno di Adolfo Pini), talentuoso novecentista che nell'arco della vita prese parte a diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma. Visite interessanti, si diceva: il plurale è d'obbligo, visto che la storica dimora sia ospita la ricca collezione di dipinti - soprattutto paesaggi - di un artista certo da riscoprire, sia ha fatto da palcoscenico ai nuovi talenti dell'arte con l'ausilio anche di brillanti curatori. Poi, il blackout nel 2022 per una spinosa vicenda che portò alle dimissioni obbligate dell'allora presidente dell'ente Samuele Cammilleri e, successivamente, un lungo lavoro di restauro e riqualificazione dell'immobile nella palazzina storica di fine Ottocento.

Oggi, finalmente, l'istituzione no profit meneghina riapre i suoi battenti alla città con un percorso espositivo completamente rinnovato. Nelle sale permangono esposti i quadri restaurati di Bongiovanni Radice, accanto a testimonianze della storia personale di Adolfo Pini e delle loro rispettive famiglie. Ma non solo. Il nuovo allestimento, arricchito dalla mostra permanente, punta a rafforzare il dialogo con la città di Milano e con il mondo dell'arte, mantenendo vivo il legame tra tradizione e contemporaneità. È dunque lecito aspettarsi, come è stato nel recente passato, un programma che metta a confronto il genius loci della casa-atelier con i linguaggi della contemporaneità; lavoro che fu svolto egregiamente sotto la direzione di Adrian Paci, uno dei migliori artisti contemporanei che hanno gravitato su Milano.

Per ora, dipinti, stampe, porcellane, candelabri, maioliche, orologi, tappeti e arredi, tutti restaurati, si susseguono sala dopo sala a valorizzare i quaranta quadri esposti nella nuova esposizione permanente, rinnovata nel corso del 2024 a cura di Silvia Bolamperti.

«Ogni sala invita il visitatore a immergersi nel suo mondo dice la curatrice - offrendo una lettura ricca di suggestioni che intrecciano arte, memoria e paesaggio, un'esposizione concepita come monografica, per permettere ai visitatori di approfondire le tematiche più significative della sua produzione artistica».

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