da Milano
Tfr, Confindustria approva con riserva. La giunta di via dellAstronomia «ha apprezzato il lavoro» del ministro Roberto Maroni, ma il sì definitivo alla riforma dipende dalla soluzione di tre nodi fondamentali. Laccesso al credito agevolato per le aziende, in primo luogo: poi, le compensazioni sul costo del lavoro che devono essere rapportate agli oneri finanziari, crescenti nel tempo, sostenuti dalle imprese. Ma il nodo cruciale è rappresentato dal fondo di garanzia, a rischio bocciatura da parte della Ue: potrebbe infatti considerare aiuto di Stato le risorse destinate a sostenere le aziende che, cedendo il Tfr ai fondi pensione, perderanno liquidità. Un timore condiviso anche dallo stesso ministro del Welfare: «Occorre il via libera a questa nuova struttura che è totalmente a carico dello Stato», ha detto. Gli altri ostacoli, per Maroni, sono tutti superabili: «Con lAbi cè da sistemare qualche dettaglio, ma non cè problema», non ci sono grossi intoppi nemmeno per la copertura del provvedimento visto che «per la previdenza integrativa i soldi si trovano», e anche i tempi - malgrado si avvicini ogni giorno di più la scadenza del 6 ottobre - non sono un ostacolo visto che «da qui al 30 settembre ci sono i tempi tecnici per fare tutto quello che cè da fare e mi pare che anche latteggiamento delle opposizioni in commissione si sia dimostrato disponibile». Una cosa è certa, ha detto il ministro: «Senza il consenso delle parti sociali la riforma del Tfr non si farà perchè questo porterebbe solo oneri per lo stato e nessun vantaggio». Certo, cè spazio per «migliorie» ma «non ci sono i tempi per riscrivere la riforma».
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