Tra rigatoni e polenta Bossi fa pace con Roma

Roma«Dai caz..., che caz... corri a Roma il Gran premiooo!». Alla fine la domanda che resta sul fondo dei molti piatti di carta bisunti di sugo è: ma sta pace l’hanno fatta davvero? Diciamo che se si voleva proseguire sul registro surreale della battuta bossiana su SPQR, la tavolata romano-padana imbandita in piazza Montecitorio, tra cori da stadio, spintoni, insulti, forchettate e vai col cinque, la trovata è stata quella giusta. Una soluzione spiritosa, secondo cui alla fine, tra centrodestra e centrosinistra, prevale sempre il centrotavola. Infelice, forse, la location, una piazza che si è trasformata in un’arena, in un derby Roma-Padania, con gli inevitabili rissaioli che si rinfacciano il coro «Bossi, Bossi!» con quello «Sindaco, sindaco, sindaco de Romaaa, Alemanno sindaco de Romaaa». Robe da domenica sportiva, più che da incontro politico seppur burlesco.
A Bossi il romano organizzato perdona pochissimo, ma meno di tutto che assaggi coratelle o abbacchio. «Che magni Bossi? I bucatini te magni, eh Bossi?» urla un esagitato appena si palesa il leader in verde. Siamo, per dirla con Ceccarelli, nel pieno stomaco della repubblica, e quindi c’è poco da fare i furbi. Hai voglia ad accendere il sigaro a Bossi, sazio di delizie padane e laziali e brindisi a base di Lambrusco e vino dei Castelli, come fa Alemanno. A tavola non si invecchia e neppure si litiga, ci si alza contenti e satolli, pieni di buoni propositi, ma poi quando il duodeno ha fatto il suo lavoro resta tutto come prima. Così due secondi dopo che Bossi emette il segnale alla sua tribù, «Con Roma la pace è fatta», basta nominargli il Gp di Roma, soprannominato dal leghista monzese Paolo Grimoldi la «Gran Porcata», perché il segretario federale mandi a farsi benedire tutta quanta la tavolata di pace: «Ma che caz... corri a Roma il Gran premiooo!». «Ecco, su quello ci verificheremo» replica con diplomazia Alemanno evitando il peggio. La verità è che Roma e Milano sono due stereotipi, sui quali si scherza e si gioca un canovaccio. Ma neppure il Senatur ha mai pensato di prendere a pajate in faccia i capitolini. Quel S.P.Q.R era una boutade. Qualcuno l’ha presa troppo sul serio, altri ci hanno riso sopra, ma ora facciamola finita. Non è un affare di Stato.
Nella piazza, mentre al centro si recita il copione del volemose bene, si confrontano le tifoserie. I leghisti, scesi da Nord col treno dell’alba, carichi di salamelle e polenta taragna, dall’altra i romani, ancora sull’offeso. Si organizza un coretto di stornellari che fanno così: «Tu dici che Roma è ladrona, ma tu’ fijo già sta ’n poltronaaa». Un capannello di persone aspetta l’arrivo di Bossi, accompagnato da Rosy Mauro, Reguzzoni, Cota, Alessandri, Bricolo.

La tensione è nell’aria e pure nelle pentole. Ci sono pure i supporter di altre squadre, quelli dell’Idv e del Pd. Due di loro contestano La Russa («fascista, fascista!»). Dai, ancora due fili di vaccinara, poi si torna ad Asterix contro Cesare.

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