«R.I.S.»: PIÙ FANTASCIENZA CHE FICTION

Proprio in prossimità della fine degli episodi stagionali di Ris, delitti imperfetti (lunedì su Canale 5, ore 21) è giunta l’eco delle polemiche americane sollevate da alcuni criminologi, i quali sostengono che le fiction di indagine poliziesco-scientifica sul tipo di C.S.I. e Medical Investigation (di cui R.I.S. è una sorta di «risposta italiana») stanno facendo un gran favore ai criminali. Secondo questa tesi, tali fiction permetterebbero ai delinquenti di farsi una cultura sulle sofisticate tecniche di rilevamento delle tracce lasciate sulla scena di un delitto, consentendo di prendere le opportune contromisure. Davanti allo schermo, tra gli spettatori, ci sarebbero infatti anche un buon numero di potenziali aspiranti al delitto perfetto, dotati di carta e penna, intenti a imparare come si fa a cancellare le macchie di sangue, a prendere nota degli ultimi ritrovati della chimica, a studiare il modo per neutralizzare il lavoro delle squadre anticrimine. Il grido di allarme dei criminologi americani non è privo di fascino, e se a firmarlo non fossero professionisti di riconosciuta autorevolezza si potrebbe facilmente pensare a una furba trovata pubblicitaria per promuovere ulteriormente la visione di questo fortunato filone di fiction alla moda. Ciò che dovrebbe renderci tutti un po’ scettici è la semplice constatazione del numero di delitti impuniti che in tutto il mondo, e in Italia in modo particolare, riempie le statistiche di dati a dir poco impressionanti. Detto senza troppa cattiveria, ma con doveroso rispetto delle cifre, non sembra insomma che ci sia bisogno di imparare da C.S.I. o da R.I.S «come si fa a farla franca». Tanti delinquenti ci riescono comodamente da soli, in modo autodidatta o contando semplicemente su indagini che nella realtà di tutti i giorni filano ovviamente meno lisce o comunque baciate da minor fortuna rispetto a quelle che si vedono in questi anni sugli schermi. Ragion per cui, sdrammatizzando per un momento il preoccupato punto di vista dei criminologi, si potrebbe dire che la visione di queste fiction rappresenta più che altro l’ennesimo e più eclatante caso di discrepanza tra ciò che mostra la finzione e ciò che accade nella realtà.

Ci sarebbe quasi da sperare che davanti ai teleschermi, in preda a febbrile attenzione, non vi fossero soltanto gli aspiranti criminali ma le stesse squadre anticrimine desiderose di carpire, dai loro colleghi partoriti dalla fantasia degli sceneggiatori, il segreto che renda i delitti davvero «imperfetti» come suggerisce il sottitolo di R.I.S. Per il momento, fiction di questo tipo sembrano appartenere involontariamente al genere «fantascienza», e servono a consolarci di certe impietose statistiche del mondo reale.

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