«Risparmio, la riforma è a una svolta»

«La novità fondamentale? Il prospetto anche per banche e assicurazioni»

Angelo Allegri

da Milano

«Non c’è dubbio: è un bel passo avanti». Guido Cammarano, presidente di Assogestioni, l’associazione che riunisce gestori di fondi di investimento, sicav e sim, è soddisfatto. Nella tarda serata di mercoledì la Commissione industria e finanze del Senato ha dato il via libera al disegno di legge sul risparmio. Ora, dicono i relatori, entro la fine di luglio il provvedimento sarà esaminato in aula. E prima della sessione di bilancio (all’inizio dell’autunno) la Camera potrebbe dare il via libera definitivo. «Nessuno si dimentica di Cirio, ma bisogna ricordare anche prodotti finanziari come My Way e 4You, venduti a risparmiatori inconsapevoli. Ne sono convinto: con questa legge sarà più difficile che vicende del genere si ripetano», spiega Cammarano.
Il cammino però sembra ancora lungo , anche se i relatori Maurizio Eufemi (dell’Udc) e Giuseppe Semeraro (di An) ostentano ottimismo. Lei che previsioni fa?
«In commissione tutti hanno lavorato intensamente e i tempi sono stati rispettati. Questo porta anche me a essere ottimista. Il prossimo appuntamento è previsto per martedì: la conferenza dei capigruppo del Senato dovrà inserire nel calendario di lavori il provvedimento. Vedremo»
Resta l’ostacolo del limite di voto fissato al 30% per le Fondazioni nelle banche. Il rischio è quello di una bagarre su questa norma.
«Più che un rischio mi sembra una certezza. Sicuramente ci sarà battaglia».
Dal punto di vista di chi gestisce i risparmi degli italiani qual è la novità più importante della riforma?
«Non c’è dubbio: l’introduzione dell’obbligo di prospetto per tutti i prodotti finanziari offerti ai risparmiatori. Se ne parlò anche nel 1998, quando si discusse il testo unico della finanza. Poi ci fu una sorta di colpo di mano. E alla fine banche e assicurazioni furono esentate dallo spiegare in un documento ufficiale che cosa vendevano agli investitori. Questo può avere un senso per i prodotti bancari o assicurativi in senso stretto, ma non per i prodotti di gestione finanziaria. I casi My Way e 4you di cui parlavo prima, si spiegano anche così».
L’esistenza di questo obbligo avrebbe cambiato le carte in tavola anche nel caso Cirio.
«Sì, appunto. Per le banche l’obbligo si estenderà anche ai prodotti emessi all’estero e riservati agli investitori istituzionali come erano le obbligazioni Cirio. Nel caso vengano venduti ai risparmiatori, anche su loro richiesta, avranno bisogno di un prospetto. In più la banca è tenuta anche a dare una sorta di garanzia entro un anno dall’emissione dell’obbligazione».
Nella riforma molte norme si riferiscono alla governance delle aziende. C’è per esempio l’obbligo di eleggere dei consiglieri di minoranza, che ha suscitato molte polemiche, e la riforma delle stock option.
«Siamo favorevoli alla riforma in tutti e due i casi: almeno nelle società quotate anche i soci di minoranza devono riuscire a esprimere almeno un consigliere. E quanto alle stock option, diciamo la verità, si taglia alla radice uno dei problemi più gravi emersi negli ultimi anni con l’ondata di scandali, soprattutto delle società americane. I manager che avevano le stock option, per aumentare il valore in Borsa dei propri titoli, facevano di tutto.

Fino ad ora in Italia la concessione delle stock option è stata decisa e valutata all’interno del consiglio di amministrazione. D’ora in poi dovrà essere deliberata pubblicamente dall’assemblea. Anche in questo caso mi sembra un progresso importante sulla strada della trasparenza.

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