Meno di quattro mesi dopo il sequestro dell’area di Santa Giulia, Milano scopre di avere dentro i suoi confini un altro cantiere avvelenato: la grande area di via Calchi Taeggi, a Bisceglie, sequestrata anch’essa su ordine della Procura l’altro ieri. L’iniziativa urgente "a tutela della salute pubblica" da parte della magistratura rende inevitabile chiedersi: chi ha dato il permesso di fare delle case sopra una discarica di diossina e metalli tossici senza che venisse bonificata?
"Cominciamo col dire - risponde Carlo Masseroli, assessore all’urbanistica - che non era stata avviata alcuna attività di costruzione".
Eppure la Procura è intervenuto d’urgenza proprio perché stavano iniziano i lavori.
"I lavori in corso erano finalizzati alla bonifica dell’area. La tecnologia che è stata scelta, che prevede la realizzazione di una copertura, ha bisogno di fondamenta e di pilastri".
Proprio questo è il problema, assessore. Secondo la magistratura, quella tecnologia non bonifica un bel niente. Ci si limita a coprire tutto, ma i pericoli e i veleni restano lì.
"Io ho piena fiducia della magistratura. Ma devo ricordare che la tecnica di intervento su via Calchi Taeggi è stata concordata da numerosi enti: il Comune, la Provincia, la Regione, l’Asl, l’Arpa, e che su di essa vigila un comitato di monitoraggio che vede i coinvolgimento e il consenso di cittadini, consigli di zona, e Legambiente".
Come è possibile che l’Arpa dia il via libera al progetto e poi stenda la relazione che incrimina la tecnica di bonifica? Vuol dire che dentro l’Arpa ci sono fazioni diverse con idee diverse?
"Ripeto: l’Arpa, come soggetto istituzionale, ha detto che andava tutto bene".
Quindi la Procura ha preso una cantonata?
"Assolutamente no. Io dico: lasciamo lavorare i magistrati, perché il loro obiettivo è tutelare la sicurezza dei cittadini, che è anche il nostro. Se la Procura arriverà a conclusione diverse dalle nostre, ci comporteremo di conseguenza. Quello che è chiaro fin da adesso è che le regole vanno cambiate. Bisogna trovare un percorso che garantisca la sicurezza dei cittadini ma anche la serenità del sistema, altrimenti tutto si ferma. Se non si costruisce non si bonifica, e intanto i veleni continuano a fare danni".
A leggere i verbali, si scopre che bonificare sul serio l’area avrebbe reso l’operazione poco conveniente.
"Ai miei uffici della sostenibilità economica dell’affare non interessava nulla".
Ma lei nelle case di via Calchi Taeggi ci andrebbe ad abitare?
"Certo, perché conosco come lavorano i funzionari che hanno approvato il piano".
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