Che la fantascienza italiana non sia stata caratterizzata, sin dai suoi esordi popolari, da una presenza costante e quindi fattiva e incisiva di riviste, è un dato di fatto acclarato, su cui spesso ci si è soffermati, ma non quanto sarebbe stato necessario. Non soltanto per tentare di capirne i motivi, ma anche per dedurre quanto questo fatto negativo, questa assenza di una rivista vera e propria, abbia inciso sulla diffusione e percezione della fantascienza in Italia e sui suoi lettori e potenziali autori. Sul suo gusto, se così possiamo dire. Insomma, il fatto che non si siano pubblicate con continuità riviste, il fatto che gli appassionati di fantascienza siano stati per decenni sostanzialmente lettori di collane da edicola, e quindi, quasi soltanto di romanzi, e non quindi anche di una pubblicazione con racconti, articoli, recensioni, informazioni, interviste ecc. ecc., che cosa ha prodotto e che cosa non ha prodotto? Come si sa, la science fiction negli Stati Uniti è al contrario praticamente nata in forma di rivista mensile e sotto questo aspetto si è soprattutto diffusa. \
Tutto ciò, purtroppo, non è avvenuto in Italia per una serie di motivi che non si sa quanto casuali e quanto voluti. Eppure si era partiti nel modo migliore: infatti, le prime due testate che introdussero la science fiction nel nostro Paese, per quel che poteva valere in un periodo pionieristico e vergine come il 1952, possedevano quasi tutte le caratteristiche della rivista. La prima fu Scienza Fantastica diretta dal vero pioniere di questo genere letterario in Italia, Lionello Torossi: uscì nellaprile 1952 e ne vennero pubblicati soli 7 numeri sino al marzo 1953. Attingeva per la narrativa soprattutto da Astounding con storie eccellenti e per la prima volta i lettori italiani poterono leggere le firme di Clarke, Bates, Sturgeon, del Rey, Kornbluth. La seconda, sei mesi dopo, a ottobre, fu Urania con lidentica formula, curata da Giorgio Monicelli, linventore, come si sa, del termine fantascienza (inizialmente col trattino fra i due termini), ma Mondadori la usò come una specie di apripista per I romanzi di Urania usciti in edicola il mese dopo, e la chiuse dopo 14 numeri, nonostante avesse pubblicato anchessa come Scienza Fantastica racconti veramente indimenticabili tratti questa volta principalmente da Galaxy e in sottordine da altre fonti (Leinster, Sheckley, Asimov, Bradbury, Simak). Non credo che vendesse troppo poco: credo che, una volta esaurito il compito di battistrada pubblicitario, venne chiusa perché considerata ormai superflua. Il mensile di Torossi chiuse invece perché evidentemente non ce la faceva dal punto di vista commerciale.
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