Roma, ipotesi primarie fra Alemanno e Baccini

Il ministro Udc: facciamole pure, nulla in contrario. Casini: ma in ogni caso saremo uniti al ballottaggio

Anna Maria Greco

da Roma
Il «caso Roma» rischia di creare nuove tensioni nella Cdl. Silvio Berlusconi insiste per un solo candidato antagonista al sindaco della capitale, Walter Veltroni, ma il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini commenta che se non ci si mette d’accordo «non è un dramma». E infatti il ministro centrista Mario Baccini annuncia di non avere alcuna intenzione di ritirarsi dalla corsa, dicendo «basta ai candidati imposti dall’alto». Così An, sponsor dell’altro pretendente alla poltrona del Campidoglio e cioè il ministro Gianni Alemanno, rilancia l’ipotesi delle primarie per far scegliere al popolo del centrodestra chi sarà a Roma l’anti-Veltroni.
Non era questo che voleva il Cavaliere. Dopo il vertice di mercoledì a palazzo Chigi, in cui Forza Italia aveva rinunciato a fare il nome di un suo candidato, sperava che i due alleati interessati alle elezioni capitoline accogliessero il suo appello a trovare un accordo. «Tutti insieme con un unico candidato: mi sembra l’unica soluzione ragionevole, che si deve assolutamente trovare», ripeteva ancora ieri mattina Berlusconi.
Ma proprio il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, con il quale si era incontrato mercoledì alla fine del vertice della Cdl, gelava il suo ottimismo. «Se fosse possibile - diceva il presidente della Camera - trovare una candidatura unitaria della Cdl per il sindaco di Roma, bene. Ma non ne farei un dramma: se non ci sarà una candidatura unitaria i nostri candidati marceranno divisi per colpire uniti. Ognuno svilupperà le sue potenzialità». Casini dice di stimare ambedue i concorrenti. «Alemanno potrà fare un lavoro buono sulla destra e Baccini cercare di sfondare al centro com’è nella regola della politica. Alemanno, Baccini e chiunque altro voglia possono correre: marceranno loro e marceremo noi uniti al ballottaggio». Comunque, per il leader centrista, la battaglia per il sindaco di Roma «sarà dura». Veltroni, riconosce Casini, «ha lavorato e per il centrodestra si tratta di non perdere un voto, avere grande competitività, risvegliare il popolo dei moderati di Roma e lanciare un messaggio differenziato».
Anche Alemanno la vede così. «Un candidato unico della coalizione - spiega il ministro di An - sarebbe certamente preferibile, ma non è un dramma se andiamo al voto divisi. Le primarie servirebbero a evitare le risse e la ricerca spasmodica di candidati unici con inutili bracci di ferro». Quello del titolare delle Politiche agricole è il primo partito nella capitale e neppure lui, come Baccini, vuol fare il passo indietro. Meglio andare al confronto diretto.
Baccini accetta subito la sfida. «Se le primarie saranno intese come un coinvolgimento della città nel progetto alternativo al veltronismo, facciamole pure. Non ho nulla in contrario». Il ministro della Funzione pubblica, intanto, va avanti nella sua campagna elettorale tappezzando Roma di manifesti per portare avanti la sua «idea nuova».
Gli alleati, insomma, non raccolgono l’invito di Silvio Berlusconi all’unità e a una moratoria nella riflessione per la candidatura dell’antagonista di Veltroni.

E Francesco Giro, esponente romano di Forza Italia, se ne rammarica citando le parole di Giovanni Paolo II. «Dovremmo mettere da parte l’orgoglio di partito e praticare di più quel prezioso incitamento che Papa Wojtyla rivolse ai romani: volemose bene e damose da fa’».

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