Numeri decisamente negativi quelli legati al settore della ristorazione di Roma, così come di altre importanti città italiane. Dati alla mano, questi ultimi due anni di rigide restrizioni motivate dalla dichiarata emergenza sanitaria, hanno portato alla chiusura di 4 mila e 400 imprese, fra bar e ristoranti, per un totale di 24 mila persone rimaste senza lavoro. Un'autentica tragedia.
Dopo le pesanti chiusure imposte dal governo in tempo di pandemia, non ha migliorato la situazione il caro energia e prezzi che sta interessando adesso il nostro Paese. Per quanto i lavoratori del settore in esame abbiano tentato di tutto per resistere, molti hanno purtroppo dovuto cedere. La ristorazione romana è oggi in perdita: i ristoratori, come spiegato da Il Tempo, si vedono costretti a ridurre al minimo gli investimenti e a chiedere anche dei prestiti alle banche. Molti hanno cercato di tenere in piedi l'attività alzando, loro malgrado, i prezzi dei listini (si parla di un aumento intorno al 2,1% in pizzeria ed al 4,4% per un caffè).
Si tratta di aumenti contenuti, secondo la Fipe Confcommercio, che proprio ieri ha presentato i risultati di un'indagine condotta sul settore. Secondo lo studio, 6 imprese su 10 non torneranno ad avere i fatturati pre-Covid prima del 2023. C'è ancora tempo, purtroppo, ed il caro prezzi al quale stiamo assistendo in queste ultime settimana aggrava ulteriormente la situazione. C'è grande preoccupazione fra gli imprenditori, che comunque, oltre ai rincari (+50% sulla bolletta energetica, e + 25% sui prodotti alimentari), devono ancora fare i conti con certe limitazioni imposte dal governo relative all'emergenza Covid.
Insomma, il 2021 non sembra affatto essere l'anno della ripartenza, come molti affermavano. Solo il 16% delle imprese, infatti, ha riscontrato un aumento significativo dei fatturati. Ben il 76% degli imprenditori ha subito un vero tracollo, causato dalle pressanti restrizioni: si parla di un calo del fatturato medio del 40% anno 2019/2020. Il risultato sono state le tante serrande abbassate ed i licenziamenti.
Come riferito dalla Fipe, l'aumento sui listini dei prezzi è stato contenuto, specie per non perdere la clientela, ma sono tanti i bar ed i ristoranti in crisi.
"Il deflagrare del conflitto bellico in Ucraina sta infatti avendo e continuerà ad avere un impatto fortissimo sulle nostre attività, sia per gli effetti sulla dinamica dei prezzi delle materie prime energetiche e sull'approvvigionamento di specifiche materie prime alimentari", spiega il presidente di Fipe Lino Enrico Stoppani, come riportato da Il Tempo. "Quello che manca è una vera politica di settore che ne riconosca il valore per lo sviluppo del Paese. Su questo obiettivo concentreremo la nostra iniziativa e il nostro impegno", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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