"Spero che un giorno inc... te al posto al posto di Desireè". Finisce così un messaggio audio diffuso da Sara Manfuso, presidente dell’associazione #Iocosì, che, nel corso di una trasmissione tivù, aveva invitato a non cedere all'odio razziale dopo l'omicidio di Desireé Mariottini.
"Ci sono 5 milioni di italiani disoccupati, cara Saretta, e i negretti che difendi te sono tutti spacciatori di merda, di morte, eroina, cocaina, hashish e marjuana", dice un uomo che le ha voluto far sentire la sua voce per farle capire che non è "un delinquente o un barbone", precisa. "E -aggiunge l'hater - il giudice rilascia i negri perché non hanno altra fonte di sostentamento. Anche a me italiano, se rimango senza lavoro, piacerebbe vendere l'ecstasy ai ragazzini e farli morire ma non lo faccio perché ho un'etica".
La persecuzione via social, su Facebook, ha avuto inizio con svariati messaggi intimidatori dopo la partecipazione della Manfuso al programma Mattino 5. "Mi è stata augurata, insieme alla Boldrini e ad altri, la stessa fine di Desirée. Con la differenza che a me lo stupro sarebbe piaciuto", ha scritto in una nota annunciando che si muoverà presto per vie legali "perché l’odio sui social non arreca meno danni della violenza fisica”.
"Dinanzi alla morte di Desirèe - spiega ancora la Manfuso - al rispettoso silenzio può solo accompagnarsi un’analisi attenta che trovi nella buona politica una risposta. L’invito all’odio razziale alimenta la tensione già alta nel Paese e ci fa precipitare nel medioevo culturale da cui faticosamente, con anni di battaglie, siamo usciti”.
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