Nel quartiere dove si è sviluppato l’incendio sabato scorso si sente ancora l’odore acre di bruciato, quello che pizzica la gola e fa lacrimare gli occhi. Sempre più forte l’ipotesi che si sia trattato di un incendio doloso, come ha affermato ieri il primo cittadino capitolino, Roberto Gualtieri, che al Tg1 ha asserito che la magistratura sta indagando e che ancora è presto per fare ipotesi, ma che, certamente, c’è la mano dell’uomo dietro tutti gli incendi che hanno messo in ginocchio la Capitale, quattro nell’ultimo mese, a partire dalla metà di giugno.
Le ipotesi sul tavolo
Le fiamme potrebbero anche essere divampate dal campo rom Casilino 900, espandendosi poi alla Palmiro Togliatti. Alcuni abitanti della zona hanno puntato il dito contro le baracche e le montagne di rifiuti che si sono accumulati in diversi anni in quell'area. Fonti interne ai Vigili del fuoco avrebbero confermato la presenza delle abitazioni di fortuna esattamente nel punto in cui sarebbe partito l'incendio, ipotizzando che possano essere state proprio le mini discariche abusive ad alimentare il rogo. Vicino al campo rom ci sarebbero anche cumuli di monnezza mai rimossi, in una zona che l’Ama non ha mai bonificato.
I pubblici ministeri continuano le indagini senza tralasciare nulla, neppure possibili eventi mafiosi. Intanto ieri i residenti nei quattro palazzi nel quartiere Centocelle che erano stati evacuati hanno potuto fare ritorno nelle loro abitazioni. Il centrosinistra fa muro intorno al sindaco dem, primo fra tutti il coordinatore dei sindaci del Pd, Matteo Ricci, che ha twittato: “Se qualcuno pensa di intimorire o di fermare l'azione riformatrice messa in atto dal sindaco, si sbaglia di grosso”, concludendo poi il suo cinguettio con un “uniti per Roma”.
Per quanto riguarda l’ultimo rogo, che ha colorato di nero il cielo romano nel pomeriggio di un sabato di inizio luglio, la Procura ha fatto sapere che nessuna pista viene per il momento esclusa, neppure quella dolosa. Di certo Gualtieri ha ribadito che si andrà comunque avanti con gli impianti per i rifiuti e che non si farà intimidire dagli ultimi avvenimenti. Secondo quanto affermato dal Campidoglio, anche nell’ultimo incendio ci sarebbe di mezzo “la filiera dei rifiuti”. Dopo il sopralluogo, l’assessore comunale all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, ha fatto sapere che la zona da dove sarebbe partito il rogo “era stata sgomberata non più di un mese e mezzo fa e c’era un’area di smistamento dei rifiuti”.
Sui tavoli di piazzale Clodio, per poter aprire formalmente un fascicolo di indagine, sono arrivate le prime informative dalle forze dell’ordine che sono intervenute nella zona di viale Palmiro Togliatti, il luogo in cui le fiamme hanno distrutto alcuni autodemolitori. A coordinare il procedimento anche il procuratore capo Franco Lo Voi, reduce da un colloquio telefonico con il sindaco Gualtieri avvenuto nella serata di sabato. Tema della conversazione sembra essere stato principalmente quello relativo all’emergenza incendi, e ai tanti roghi che hanno minacciato anche le abitazioni del centro di Roma. Il Campidoglio ha reso noto che presenterà un esposto in Procura e invierà anche una relazione della protezione civile.
Terrorismo ecologico e mafia dei rifiuti
La Giunta capitolina ha deciso di destinare 3 milioni di euro per la manutenzione straordinaria degli idranti stradali e verrà anche rafforzato il sistema antincendio grazie all’acquisto di autobotti. Alcuni deputati del Pd stanno chiedendo in queste ore alla magistratura di accertare se dietro ai roghi vi sia una azione di "terrorismo ecologico" o forse lo zampino della mafia dei rifiuti. Anche secondo la Alfonsi nell’incendio di sabato pomeriggio c’è “sicuramente la mano dell’uomo. Poi dobbiamo vedere se si tratta di un evento doloso o colposo. Lo diranno le autorità. Faremo una sorta di mappatura delle zone più a rischio anche se questa zona era stata già individuata e infatti erano stati fatti degli interventi”. Come abbiamo detto in precedenza, gli inquirenti non tralasciano nessuna pista investigativa, anche se sarebbe presto per ipotizzare moventi mafiosi. Ovviamente, se questo venisse accertato, potrebbe passare tutto in mano ai magistrati della Dda.
Non è la prima volta che dei roghi interessano gli autodemolitori, dietro ai quali ci sono spesso azioni della criminalità organizzata. In seguito al divampare di incendi avvenuti in diverse autorimesse nella zona di Appia Nuova, Magliana, Centocelle e Pietralata, nel 2017 i pm avevano avviato una maxi indagine per cercare di appurare cosa vi fosse dietro le fiamme, magari l’azione di una organizzazione che voleva colpire un’attività fiorente.
Alcune strutture ci sono da una quarantina di anni e, nonostante la maggior parte siano abusive, e quindi dovrebbero per legge essere rimosse, quelle che erano state messe sotto sequestro avevano presentato ricorso e lo avevano vinto. Regione e Comune per tanti anni si sono passati la palla, ma adesso è venuto il momento di affrontare il problema e decidere dove spostare gli sfasciacarrozze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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